Pop: al giorno d'oggi questa parolina magica di sole tre lettere evoca immediatamente orridi tormentoni radiofonici, personaggi costruiti a tavolino, videoclip con balletti, vestiti griffati, telefonini e ammennicoli vari in bella mostra e di conseguenza gossip, marketing e altra fuffa di questo genere, ed è un vero peccato perché il pop è ben altra cosa, come dimostra "Americana" di Michael Martin Murphey, datato 1987: non si tratta sicuramente di una pietra miliare nella vastissima discografia del grande interprete di "Geronimo's Cadillac", "Wildfire", "Carolina In The Pines" o "What's Forever For", se siete dai neofiti di MMM il mio consiglio è di partire da qualche altra opera, ma "Americana" riesce comunque a farsi apprezzare proprio per il suo spirito autenticamente pop: non country/western, non folk o bluegrass, solo puro e semplice pop distillato in 37 minuti e 10 canzoni, quasi tutte dal forte appeal radiofonico ma mai pacchiane o banali, che danno vita ad un album molto piacevole e scorrevole, concepito con la consueta e consumata bravura tipica dei fuoriclasse come Michael Martin Murphey.
Apre le danze la spumeggiante "A Face In The Crowd", un bel pop-rock molto ritmato, dal retrogusto piacevolmente AOR anni ‘80 con la voce di MMM che si intreccia con quella della cantante Holly Dunn, ma il meglio viene con due canzoni successive, "A Long Line Of Love" e "Once Upon A Time", i due picchi più alti di "Americana": la prima è una ballata acustica dal sound caldo e rilassante, arricchita dai cori di controcanto nel ritornello: una canzone assolutamente perfetta che, se incisa da un qualsiasi cantante europeo di grido sarebbe diventata una hit a livello mondiale, mentre la seconda è un vero e proprio affresco musicale che esula dagli schemi pop dell'album, con la sua suggestiva intro orchestrale di oltre un minuto, le sue linee di piano e l'interpretazione mozzafiato di MMM, che danno vita ad un capolavoro dal sapore evocativo e quasi magico. Dopo questi tre pezzi da 90, l'album continua con altre belle canzoni come la passionale "Out Of Touch", la spensierata "Almost Free", raggiungendo ottimi livelli di creatività con "Worlds Apart", pop vagamente anni '60 di grandissima classe, impreziosito da un assolo di sax e "You're History", colorita e divertente digressione retrò, con tanto di trombone, trombetta e clarinetto; ci sono anche un paio di lenti poco più che discreti, "No One Else But You" e "My Darling Wherever You Are", ma il Nostro si fa perdonare con la conclusiva "I'm Never Gonna Let You Go", per cui vale pari pari il discorso già fatto con "A Long Line Of Love": una stupenda ballad che, tra carillon, cori, piano e un inaspettato assolo di chitarra chiude il disco in grande stile.
Forse l'unica cosa che manca a questo disco è un minimo di nerbo rock, ma anche così com'è "Americana" resta un ottimo esempio di vera, autentica e genuina musica pop, ulteriore manifesto dell'eclettismo e della genialità del suo autore, che meriterebbe di essere assai più conosciuta.
Elenco e tracce
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