Cosa può accendere l'interesse di uno spettatore verso un film? Non è necessario che sia denso di effetti speciali, spesso e volentieri possono bastare lievi sfumature per calamitare l'attenzione di chi siede in platea, lasciandogli poi qualcosa interiormente che fa dire "però, ecco una vicenda insolita che stimola sia la curiosità, sia la riflessione". Insomma, un film per niente banale e non per forza campione di incassi al botteghino, ma pur sempre carico di un certo fascino anche rivisto a distanza di anni.

È proprio il caso di "La femme en bleu", diretto da Michel Deville (fra i vari autori della nouvelle vague francese e un po' sottovalutato qui in Italia) nel 1973. Partendo da un semplice intreccio, si segue l'insolita odissea di Pierre (interpretato dal grande Michel Piccoli) affermato musicologo che un giorno, casualmente, incrocia per le strade del centro di Parigi una donna in abiti blu chiari. È solo una fugace apparizione, non si rivolgono parola ma è quanto basta per affascinare ed incuriosire Pierre. Il quale è un quarantenne non solo di successo sul lavoro, ma per niente insensibile al fascino femminile tanto da coltivare relazioni affettive con varie donne. La sua vita sessuale sarebbe quindi già intensa, eppure questa donna in blu (peraltro molto simile ad Aurelie, sua amante ufficiale) gli è rimasta tanto impressa. E senza frapporre ulteriori indugi, con l'aiuto della stessa Aurelie incuriosita dalla mattana del protagonista, decide di rintracciarla perlustrando nei ritagli di tempo libero le numerose vie e gli ampi boulevards di Parigi.

Impresa incredibile come ben sa chiunque sia stato in visita alla grande Ville Lumiere. Ma è difficile ragionare se si è ossessionati da qualcosa o qualcuno. E nel dipanarsi di questa folle impresa comunque Pierre comprende non solo l'inanita` della sua ricerca, ma si avvede anche dello iato che intercorre fra ciò che è reale intorno a lui (Aurelie ovvero la vera donna che lo ama veramente) e ciò che ha tutta l'aria di essere la fugace apparizione di una donna idealizzata, addirittura un archetipo femminile. Nientemeno quindi che il divario fra idea e realtà, come già analizzato in ambito filosofico da Platone in poi. Epperò con un ulteriore sospetto che si fa strada nella mente cogitabonda del protagonista: forse tale donna misteriosa potrebbe essere addirittura una specie di angelo preannunciatore della fatidica ora estrema, della Morte imminente. Con simili pensieri Pierre rischia veramente di impazzire, arrivando forse ad un epilogo tragico forse più immaginato che realmente attuato.

Il regista non ci consegna un finale certo, ci lascia in bilico fra immaginazione e realtà, ricorrendo a flash back. Può essere sia un punto di forza, sia un punto debole del film. Quello che è certo è l'efficace rappresentazione di un uomo di successo che nonostante tutto non si ritiene proprio soddisfatto di quanto realizzato nella sua vita e si getta alla ricerca di una donna ideale. Nessuno meglio di un attore così intenso come Michel Piccoli (purtroppo recentemente scomparso) è stato fra i migliori nell'incarnare la crisi esistenziale dell'uomo medio moderno nei tempi correnti. Altrettanto significativa è la recitazione di Lea Massari (grande attrice italiana) nei panni di Aurelie, fedele e sagace amante di Pierre. Una coppia ben assortita nel girovagare nelle strade di Parigi, metropoli tentacolare e romantica. E su tutte queste peripezie aleggia una sensazione di ineluttabile fine, un memento mori universale che rende la pellicola degna di essere rivista.

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