"Se mi lasci ti cancello".

Se avessi tra le mani l'idiota che ha tradotto così 'Eternal Sunshine of the Spotless Mind' gli procurerei volentieri un "piccolo danno cerebrale"! È poi questo il nodo tematico da cui prende le mosse il film: un danno cerebrale che cancella la memoria relativa un dato arco di tempo. Cosa si voglia cancellare e perché, sta al paziente deciderlo. Clementine ha deciso di cancellare il fidanzato Joel e Joel sceglie di fare altrettanto, sennonché...

Il signor Gondry ha realizzato un'opera che merita il più sincero encomio a tutti i livelli. La sceneggiatura è resa in maniera efficace grazie ad un racconto in flash back alternati a lampi nel presente che, seppure un po' spiazzante ad una prima visione (se ne raccomanda comunque caldamente una seconda, non fosse altro che per la prova degli attori), risulta finalmente non prevedibile e invoglia a districare l'intreccio. Un plauso ai tecnici per le luci e per la fotografia: il film ha un'atmosfera così palpabile che pare la pellicola emani radiosità ed energia oppure cupezza e scoramento a seconda della fase narrativa. Merito allo sceneggiatore Kaufman per aver saputo conferire spessore e consistenza ai caratteri, che, in virtù di uno studio sapiente e di una recitazione convincente, da personaggi assurgono al livello di vere e proprie personalità. E "bravi, bravi, bravi" agli attori! Nonostante la Dunst non mi abbia mai convinto (e anche stavolta mi pare espressivamente quasi monofacciale), devo dire che invece a Wood riesce bene lo sguardo un po' allucinato nella parte dell'adolescente sentimentalmente disadattato. Jim Carrey fin dalla prima immagine è in un certo senso irriconoscibile, come avesse subito una sorta di trasfigurazione espressiva per interpretare il ritroso e goffo Joel. Kate Winslet è assolutamente strepitosa, in splendida forma. Prova attoriale assolutamente credibile e coinvolgente.

Il film ha un ottimo ritmo, la ricostruzione a ritroso è originale, i dialoghi pregnanti, sia quando si fanno taglienti per esprimere scomode verità, sia quando vanno a toccare le corde più tenere dei momenti della coppia. Magia del cinema che un film il cui intreccio narrativo si snoda intorno ad un episodio irreale - le operazioni di cancellazione della memoria - sappia rendere in maniera così terribilmente realistica ogni momento di esultanza e collasso che incorre nei rapporti amorosi. Gli episodi attraverso cui viene ricostruita la storia tra Joel e Clementine ripropongono ogni fase: dall'incontro inaspettato ai primi tempi eccitanti, alla scoperta amara delle incompatibilità reciproche fino allo sgretolamento e all'amara caduta finale. Le storie collaterali (matrimonio in crisi del dottore 50enne e la sua relazione extra-coniugale con l'infermiera Dunst, il successivo rapporto di lei con l'altro assistente e la cotta morbosetta di Wood per la Winslet) fanno da satelliti dalle orbite anch'esse credibili alla love-story principale.

Senza fronzoli né sentimentalismi, onirico e a tratti surreale, ironico e amaro, il film è un agrodolce di verità, di quelle che si trovano scandagliando le pieghe del cuore e della quotidianità di qualunque coppia. Nel finale il percorso a ritroso della storia di questo amore ritorna all'origine della fine, lasciando uno spiraglio di speranza - se l'happy end non è sempre possibile nella realtà, il film pare salvare il valore dell'amore, che, seppur rovinoso, senza speranza e (pre)destinato a spegnersi, resta innegabile e supera quello del dolore, rendendo ingiustificata una procedura crudele come quella della "cancellazione". Per imparare ad accettare il dolore, per imparare ad accettare che la vita non è un film, per imparare che l'amore - anche se non dura - vale comunque la pena di viverlo e di conservarlo tra i ricordi più preziosi. Per affermare l'importanza dei sentimenti reali su posticce realtà imbastite per una vita sotto sedativo spirituale.

 

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