Opera brillante prima di Michel Gondry, regista principalmente apprezzato per "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" (2004) e la prolifica produzione come maker di video musicali (proprio questo film qui pare del resto avere diversi riferimenti al video di "Human Behavior" di Bjork), ma disimpegnatosi anche nella direzione di opere diverse dal suo "standard" come genere, vedi la commedia "Be Kind Rewind" oppure il divertente "The Green Hornet", dimostrando di sapere in ogni situazione mettere in piedi il suo vasto e interessante campionario di immaginazione e quella sua tipica caratterizzazione astratta e onirica, dimensione tipica dei suoi lavori. Non ci sono dubbi tuttavia sul fatto che "Human Nature" (la scrittura è del come sempre brillante Chrarlie Kaufman, qui anche producer alla pari di Spike Jonze) sia un film sopra le righe e a parte che pure in qualche maniera divertente, per il suo carattere surreale e volutamente anche ironico, pure se sempre in maniera sottile e intelligente invece che grossolana, ricco di spunti sul piano delle interpretazioni e implicazioni di carattere psicologico e sociale. Be', diciamolo subito, francamente volerci ricercare un senso in una direzione come dire animalista oppure nel propinare la solita causa del ritorno alla natura, sarebbe sbagliato come centrare in pieno un palo a porta vuota. Senza nessuna cattiveria oppure cinismo, al contrario, Gondry è giustamente ironico su questo aspetto e le sue manifestazioni più spinte e comunque il film più che su quello che riguarda strettamente la natura intesa come uno spazio fisico e qualche cosa di estraneo all'individuo, si interroga sulla reale "natura" dell'uomo sul piano sociale e di come questa - la società - funzioni secondo regole che costituiscano una forzatura dovuta a formae mentis consolidate e in particolare a condizionamenti cui ciascun singolo venga costretto suo malgrado e sottoposto dal mondo che lo circonda, specialmente e in maniera più incisiva negli anni dell'infanzia. Nulla di nuovo. Tutto persino banale, come ossserverebbe uno dei personaggi secondari del film, ma ricorrente, uno psicoterapeuta che si limita a considerare come le asserzioni del suo assistito siano assolutamente banali e semplicemente logiche, senza nessuno spunto particolarmente brillante. Ma lo sviluppo dei contenuti in "Human Nature" è invece quantomeno originale e va oltre considerazioni tipiche pure mettendo in campo parodie evidenti del cinema di fantascienza e che inevitabili ci rimandino al classico "Planet Of The Apes", eterna fonte di ispirazione cui abbeverarsi nei secoli dei secoli quale opera massima e universale della storia del cinema.

Protagonisti della storia sono tre personaggi originali e unici e che raccontano in maniera diretta e in tre circostanze completamente differenti i fatti oggetto del film. La nostra eroina, il "buono", è una donna di nome Lila, interpretata da una bravissima Patricia Arquette. È una giovane donna che si ritira a vivere nella foresta a causa di un problema congenito, un difetto ormonale e per il quale le crescono continuamente peli su tutta la superficie del corpo. Nel frattempo diventa una scrittrice apprezzata come fervida sostenitrice della causa femminista, poi ad un certo punto, desiderosa di una compagnia maschile (praticamente "arrapata", così come ci spiega Michel Gondry senza mezzi termini) decide di ritornare a vivere in città. Qui intrattiene una relazione con il dottor Nathan Bronfman (Tim Robbins). Insicuro e maniacale, cresciuto in un ambiente familiare oppressivo e ai limiti del paranoico, questi conduce studi sui topi, cui insiste nel tentativo di insegnare il bon-ton e come educarli all'uso di forchetta e coltello, allo scopo di dimostrare che qualsiasi soggetto se "ammaestrato", possa divenire un cittadino "modello", esemplare. Quando incontreranno Puff (Rhys Ifans), un uomo vissuto tutta la vita credendo di essere una scimmia, questi diventerà l'oggetto delle sperimentazioni del dottor Bronfman, che cercherà di farne il suo capolavoro rieducandolo secondo gli schemi consolidati della società contenporanea e prova definitiva della sua scienza.

Gondry non mette a confronto tanto due modelli di società, in verità l'unica dicotomia è quella tra uomo e scimmia e la superiorità dei simpatici scimpanzé e simili viene giustamente usata solo in maniera ironica e paradigmatica per esprimere dissenso verso comportamenti dell'uomo che sono ancora condizionati da inciviltà e barbarie (emblematica la figura del padre di Puff, che sceglie di essere una scimmia avvelenato dai mali della società che lo circondano e definitivamente ammattito dopo l'uccisione di Kennedy). Per la verità quindi egli si interessa invece al funzionamento e le scelte della natura umana anche nelle sue espressioni apparentemente meno radicali e a come in generale la rigidità e la limitatezza delle nostre vedute, ci impediscano di vivere la nostra vita liberamente e questo senza considerare il sempiterno contrasto tra la ragione e l'istinto, dove la prima ad un certo punto diviene più che una qualità, una specie di trappola con la quale si cerchi poi inutilmente di giustificare e spiegare l'impossibile. Gondry realizza un'opera che è un film intelligente, ma parodistico e divertente invece che suggestivo oppure grottesco, e dove spicca anche una certa componente drammatica e che forse è espressa in maniera forte dal personaggio solo apparentemente più negativo della storia, ma che poi è quello che più tra tutti racconta questo stato di sofferenza, e che poi sarebbe proprio il dottor Bronfman. Il contratto tra la sua posizione sociale apparentemente favorevole e i suoi riconoscimenti, gli apprezzamenti a vario titolo ricevuti e la corte serrata della sua assistente Gabrielle (Miranda Otto), e le sue fisime, i suoi blocchi, i suoi studi maniacali e la sua incapacità di amare ed accettare gli altri e primariamente la sua compagna Lila e se stesso medesimo, costituiscono temi tragici e irrisolti e che qui, sì, vanno a scavare in un subconscio consolidato da millenni e forse da prima che l'homo fosse definitivamente (?) "sapiens".

Carico i commenti... con calma