Devo annunciare una dolorosa notizia.
Stamane è deceduto , in seguito ad infarto , il collega Minetti , vi prego di rispettare un minuto di silenzio
PIERO : un minuto di silenzio come per i giocatori di calcio
VITTORIA : lo conoscevi
PIERO : Certo , ma sai ...un minuto qui costa miliardi.
VITTORIA : ah
Roma . Anni 60.
Nello stupore di Vittoria , nella sua lunare esclamazione , tutta la distanza da quel mondo , dai primordiali sussulti dei primi agenti di Borsa , che agli albori della rinascita del Bel paese , gridavano al mondo la loro rivincita economica , sfoggiando e urlando l’esuberanza di chi da mercante in piazza ora indossava il gessato del moderno trafficante di valori mobiliari.
Ma cos'è un minuto di silenzio , se ipocriti e sfacciati , continuano a squillare i telefoni in sala ; cos'è un minuto di silenzio , se a separarci non è tanto lo scandire di quei 60 secondi , ma l’appartenenza a due ecosistemi che non si incroceranno mai , se non per un fortuita e casuale collisione tra due stelle.
Nel mezzo di una sfuggente conversazione nel salone della Borsa , incipit di una fugace relazione , tra Piero , un dionisiaco Delon e Vittoria , una Vitti straniera ed estraniata dal mondo, un pilastro romano separa con marcata visibilità i due corpi , ponendosi come terzo elemento sovrastante ed in antagonismo con la natia pulsione propagata dalla coppia .
Solo qualche momento più tardi , in una delle scene più belle del cinema in assoluto , il sospiro caldo e liquido di un languido bacio verrà smorzato e soffocato da una fredda finestra di cristallo , per rendere reale l’illusione di quell’attimo o rendere illusorio il fresco contatto tra le due labbra.
Vittoria
Vittoria , traduttrice di testi universitari , in rotta con il suo compagno Riccardo , mentre accompagna la madre nel salone della Borsa , che ignara di cultura , ma anche di finanza , continua solo a perdere un sacco di soldi , fa conoscenza con Piero .
Da quel momento e per un breve lasso temporale , attratta a livello fisico/epidermico , vedrà nel giovane broker un riflesso deweyano del Suo vuoto attuale e delle sua aspirazioni , salvo riconoscere Piero per ciò che e’ realmente , un superficiale tombeur de femmes e chiuso nella sua egotistica relazione con la propria professione.
Vittoria è la malinconia che rende questa opera di Antonioni un’opera umana e non solo post umana , è il riconoscimento della sensibilità , che con difficoltà trova confronto con l'umanità circostante e trova oasi ed ispirazione solo nella contemplazione di un paesaggio , in uno sguardo rubato da una finestra semiaperta o immaginandosi ancella danzante in terra straniera .
Le sue parole sono nude , scarne , essenziali , ma sono implacabili dardi che trafiggono il cuore e spezzano qualsiasi equivoco terrestre ;
Mi sembra di essere all'estero.
Pensa che strano: a me questa sensazione me la dai tu.
Il suo sguardo sospeso tra i sogni e la nebbia nasconde una grande ambizione , di evasione da quello spleen quotidiano , il suono dei suoi tacchi , onnipresente nel film come un richiamo al risveglio del ritmo della protagonista sulla spaziale metafisica crescente del disegno filmico di Antonioni , tradisce una grande voglia di evasione , da quel mondo.
Come nella esotica scena della danza , dove ospite a casa di due amiche ( la comunicazione libera ed artistica e ‘ forse solo possibile fra tre amiche , come in un altro film di Michelangelo ) dopo essersi lasciata con Riccardo , in ricerca di conforto , truccata da mulatta , con tanto di cerchi dorati al collo, si esibisce in una danza africana , per immaginare un posto il più lontano possibile , anche selvaggio .
“ Forse laggiù si pensa meno alla felicità. Le cose devono andare avanti per conto loro. Qui invece è tutto una gran fatica. Anche l'amore.”
Victoria è anche il titolo di un bel film di Sebastian Schipper , un unico piano sequenza , un’ entusiasmante e muscolare one take di due ore , tra le vie ed i locali di Berlino , di una giovane ragazza in fuga dalla routine . E questa potrebbe non essere un’ altra storia.
The Fan
Nella scena seminale del film , si assiste , come in un dejà vu ciclico , alla rottura della relazione tra Vittoria e Riccardo , il suo primo compagno, incipit esistenziale di quello che sarà anche il futuro rapporto tra Vittoria ed il Bel Piero / Delon , il più’ androgino e damerino tra les Hommes dei film di Antonioni .
In un maestoso piano sequenza girato all’interno dell’abitazione , tra i silenzi che palesano l’impassibilità crescente di Riccardo dalla scena e gli sguardi persi nel vuoto di Vittoria , il focus della regia e’ su un ventilatore ( modello Nordik Evolution ) dal cui sibilo rotatorio si plasma l’immagine all’interno della sala e criptico ruba al termine tutta la scena , silente , ai due post- amanti .
Riccardo , nella sua indifferenza ad ogni empatia con Vittoria , e’ statico ed immobile , ancorato sulla sua poltrona ed incapace di dare azione alla sua immagine e sprofondato dal peso della sua assenza.
Nella stasi del montaggio , solo appena smosso da un filo di magistrale long take , l’ inquadratura e’ comunque pizzicata da un chiaro dilemma visivo ; sono gli oggetti , nell’importanza crescente che assumono nella società la nuova causa di alienazione umana o piuttosto e’ la pochezza dell’uomo moderno ad essere in balia del movimento generato da questi oggetti.
Quello che avviene in questa scena e’ solo il rito mistico ed iniziatorio di un post - umanesimo che lentamente crescerà col tempo nel film , strisciante ed invisibile , ma che prima dei titoli di coda prepotente si prenderà tutta la scena e gli applausi della platea mascherata .
Nella parte centrale del film ; in una suggestiva scena notturna , Vittoria e’ sola e sta passeggiando per le vie di Roma , quando in un attimo viene radicalmente catturata dai suoni generati dal vento che muove dei fili di acciaio di alcune aste portabandiera ; questi cavi di acciaio prendono forma solo quando illuminati dalla luce e intrigano lo sguardo della Vitti , ma il movimento ed il suono sono comunque indipendenti dallo sguardo della donna .
La Profezia di Michelangelo
Solo un attimo prima , Vittoria alle sue amiche che l’avevano ospitata aveva detto “che le cose devono andare avanti un po' per conto loro” : gli oggetti e l’ambiente circostante fanno parte di un processo interattivo che l’uomo non può veramente comprendere fino in fondo e che non dovrebbe avere la presunzione di controllare fin nella sua intima essenzialità .
L’ Eclisse
Se i registi ( italiani) del suo tempo avevano ritenuto di dare slancio e forma alla prosa dei personaggi , Michelangelo Antonioni per rendere udibile il suono dell'incomunicabilità , scelse di dare sostanza nel suo cinema ai silenzi dei suoi attori ed ai vuoti delle sue riprese .
Perché da questi e’ necessario partire per comprendere la complessità del suo approccio.
E per destrutturare la Modernità occorre un nuovo stile cinematografico , che permetta alle arti di trovare incastro e non divisione , pertanto ricorrendo a schemi cari alla narrativa ed a modelli rappresentativi rubati ai suoi pittori preferiti , De Chirico in primis per quest’opera.
Gli ultimi 7 minuti dell’ Eclisse , sono in un fotogramma la semplice anticipazione della Fine dell'umanità.
Tutto il film , in effetti si potrebbe riassumere , come un lungo preludio a quei 7 minuti finali .
Tutte le immagini ed i movimenti degli oggetti , già percepiti nella mente dello spettatore , il roteare del ventilatore , il suono delle foglie fruscianti mosse dal vento , le oscillazioni notturne delle aste portabandiera , si tutte queste immagini rivivranno in quei sette minuti , durante l'eclisse.
Durante l’assenza di Vittoria e Piero , perchè loro , in quell’ appuntamento annunciato , non ci saranno .
Sostituiti dalla presenza inquietante di quegli oggetti , che daranno vita ad uno dei maggiori e mostruosi climax cinematografici , in un mondo emotivamente sull’orlo di un precipizio l’appuntamento dei due protagonisti e’ solo un episodio minimo ed irrilevante e dal quale se ne può aridamente trascendere.
Gli stessi luoghi ed oggetti che erano stati resi vitali e partecipi di un processo umano , prendono un sinistro sopravvento , con scene di strade in gran parte vuote e inghiottite dal crepuscolo , un barile di acqua rovesciato da un passante in corsa , alberi mossi dal vento , zampilli freschi di acqua ; fotogrammi che non si ricompongono fra loro .
Il cielo offre la sua versione scura e minacciosa dopo essersi offerto come cornice celeste al volo dei due amanti , ad un certo punto un lampione accecante si spegne , e’ Eclisse , e’ la Fine.
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Di Spleen
"Durante l'eclisse probabilmente si fermeranno anche i sentimenti."
"Vorrei non amarti o amarti molto meglio."