È tornato Mika, L'Alice al maschile che due anni fa ci ha portati in un paese della meraviglie fatto di colori, personaggi, storie divertenti e quella voce che si destreggia tra acuti e falsetti. Quindi dopo "Life in cartoon motion" il cantautore libanese ci propone il suo nuovo album di inediti "The boy who know too much". Ed è un album gustosissimo, che sa di zucchero filato e caramelle, coloratissimo e spensierato, che mantiene le premesse fatte nel primo album. E mentre il primo album si muoveva nei territori dell'infanzia, questo nuovo lavoro calca il territorio dell'adolescenza, per continuare un percorso che potrebbe sfociare in una probabile trilogia che dovrebbe concludersi con l'età adulta.
I riferimenti all'adolescenza sono evidenti fin dalla prima strofa del primo singolo di successo "We are golden" che recita "Teenage dream in a teenage circus". Un inno che esorta a non sentirsi inferiori o diversi ma a vivere come se si fosse prezione, come se si fosse dorati, appunto.
Le musiche si rivelano essere degne successore del primo disco, mentre i testi appaiono più completi e un po' più maturi. Ad esempio non ci sono testi approssimativi o riempitivi come episodi passati quali "Lollipop" e "Big girl (you are beautiful)". Chiariamo subito che "We are golden" è il brano più esplosivo e quello che arriva subito all'orecchio.
Per altri brani invece può non bastare il primo ascolto per farsi apprezzare, come è capitato al sottoscritto. Ma dopo vari ascolti ogni brano risulta essere più che gradevole.
A partire da "Blame it on the girls", probabilmente il secondo singolo, che musicalmente può ricordare vagamente "Relax". Mentre penso che "Good gone girl" occuperà molti spazi nelle radio, per via di quel ritmo incalzante, quasi sixties, la voce che sa alternarsi perfettamente tra tonalità alte e falsetti, e la sua capacità di trasmettere allegria. Trovo anche che questa canzone sia particolarmente riuscita per via di alcune rime azzeccatissime.
Altre canzoni degne di nota sono "One foot boy" anche questa completamente spensierata e allegra, e "Touches you" che però ha un arrangiamente che può risultare troppo forzoso. Troppi cori in sottofondo che soffocano le parole.
L'album contiene anche ballate d'amore sulla scia di "Happy ending" come la dolcissima "I see you", l'accattivante "Blue eyes" e l'orchestrale "Pick up off the floor". Mentre invece "Toy boy" sa muoversi abilmente tra violini ed archi risultando, forse, uno dei pezzi più curiosi del disco. C'è anche spazio per la delicata "By the time" cantata in duetto con Imogen Heap, cantautrice britannica nota per essere la voce del gruppo "Frou frou". Il risultato è una canzone molto bella nella strofa ma con un ritornello, quasi sussurrato, che alla lunga può risultare ossessivo.
"Dr. John" è invece il pezzo più infantile del disco. Si ascolta ma non lascia niente addosso. Mentre "Rain" non toglie e non aggiunge niente al valore dell'album.
Concludo sostenendo che Mika ha tutte le carte in regola per avere un buon successo ed essere considerato un bravo cantautore. L'album è l'ideale per passare momenti di svago e spensieratezza, perché involontariamente ci si ritrova a cantare i pezzi di questo disco, che ti portano per poco più di 40 minuti in un altro mondo; un mondo più allegro e variopinto. Forse Mika ha capito che è questo l'ingrediente giusto per riuscirsi a distrarre per un attimo dalla non rosea situazione mondiale. Certo, avrebbe potuto mettere un po' meno carne sul fuoco e osare un tantino di più, ma per questo possiamo tranquillamente aspettare un prossimo disco, perché se il secondo album è sempre il più difficile (citando Caparezza) il terzo album scioglierà ogni dubbio.
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