Con l'ottavo album "True Brew", pubblicato ormai quattro anni fa, i Millencolin avevano rinunciato alle influenze alternative rock palesatesi nella loro musica dal capolavoro "Pennybridge Pioneers" in poi, per tornare all'approccio classicamente punk rock dei loro primi lavori.

Con questo nuovo "SOS", nona prova in studio, Sarcevic e compagni confermano quella linea e dimostrano di essere persino più ispirati rispetto al pur buon lavoro del 2015; dopo ventisei anni spesi nel music business con la stessa formazione, è quasi miracoloso. "SOS" è un grande disco, che li conferma in uno stato di forma invidiabile ed insospettabile, e permette ai quattro di ritrovare definitivamente quella splendida vena melodica che sembrava irrimediabilmente persa con il mezzo passo falso di "Machine 15".

Il singolo e title track, con le sue fiammate alla Bad Religion, apre le danze impostando perfettamente il tono del disco, per poi lasciare spazio a due dei migliori brani dei Millencolin da almeno quattordici anni a questa parte: "For Yesterday", che si regge su di un fantastico lavoro alla chitarra (davvero ottimo il riffing in questo brano, accattivante come pochissime band punk rock sanno essere) ed il secondo singolo "Nothing", in possesso del miglior refrain del disco.

"Do You Want War" è forse l'unico brano ad agganciarsi al periodo più "contaminato" della band (assieme al quasi-pop di "Sour Days", estratto come terzo singolo), con un intro di chiaro stampo alternative rock anni '90, ma è solo un'isoletta in mezzo ad un oceano, di puro, classico punk rock vecchio stampo (devastante la doppietta "Let It Be" / "Dramatic Planet"). La maturità della band svedese (stiamo comunque parlando di musicisti ultraquarantenni) è evidenziata da testi molto più politici e volti al sociale rispetto al passato, che ben si legano a quanto proposto musicalmente.

"SOS" conferma ad alti livelli i Millencolin, una band che sembra aver ancora tanto da dire.

Brano migliore: For Yesterday

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