Una volta, parlando di questo insolito e coraggiosissimo album, Franco Califano ricordò la grande sensibilità di Mina, che tra una registrazione e l'altra era solita fermarsi e piangere lacrime di autentica commozione. Riascoltandone i testi, tutti scritti dal Califfo, non è difficile comprendere perché la più grande cantante italiana s'innamorò di quelle canzoni, dando vita ad un album eccelso, dall'inizio alla fine. Un vero album d'autore, da avere e riscoprire.
Quello dei primissimi anni '70 è poi uno dei migliori periodi vocali della Mazzini: il fumo in primis, ma anche la recente maternità, ci consegnarono un timbro meno robusto e sempre meno acuto, ma certamente più sofferto e comunque molto, molto suggestivo. L'ideale per la Mina intimista e introspettiva di questo disco. E non sembra vero siano passati quarant'anni, vista la straordinaria modernità del suo approccio interpretativo in un'epoca in cui operazioni di queste erano pura avanguardia per una cantante così popolare, non solo in Italia.
"Amanti di valore" uscì accoppiato a "Frutta e verdura" verso la fine del 1973; all'epoca, Mina era solita pubblicare due nuovi album all'anno: uno di inediti, e un altro generalmente composto da una selezione di brani più inconsueta e ricercata, magari caratterizzata da un filone tematico ben preciso, oppure dedicata ad un singolo autore, come in questo caso accadde per Franco Califano.La busta con i due LP si classificò poi al 2° posto nella graduatoria annuale complessiva delle vendite nel 1974. Dei due, all'epoca ebbe certamente più successo "Frutta e verdura", trainato dalla mega-hit "E poi..." (anch'essa di gran lunga "avanti" per la discografia dell'epoca). Ma era proprio "Amanti di valore" l'LP più moderno e raffinato che la Signora avesse inciso fino a quel momento, che sanciva per lei una nuova crescita artistica, l'ennesima in quindici anni di carriera.
Un disco intenso, maturo, "vissuto", non senza qualche accenno, qui e là, anche al più sano disimpegno. Dieci canzoni, quasi tutte d'amore, in cui viene declinato, nelle varie atmosfere musicali, il profilo interpretativo di Mina: drammatica ne "Il poeta che non pensa mai", ironica in "Un po' d'uva", languida e sopraffina nella stessa "Amanti di valore", giocosa in "La solita storia d'amore", e poi ancora nostalgica, cinica, rassegnata... E chi più ne ha più ne metta: Mina è la più grande interprete italiana proprio perché è riuscita a dare "voce" (e che voce!) a tutti gli stati d'animo umani, al di là del maschile e del femminile.
Un apice qualitativo, quello di "Amanti di valore", che la cantante avrebbe ovviamente toccato diverse altre volte nella sua incredibile carriera discografica, eppure questo lavoro sembra mantenere intatto un fascino del tutto speciale. Merito anche delle musiche di Carlo Pes, che ha anche arrangiato l'intero lavoro assieme al grande Pino Presti, storico collaboratore della migliore Mina anni '70.
Carico i commenti... con calma