Si sa, dopo l'uscita di "Psalm 69: The Way To Succeed And The Way To Suck Eggs", grandissimo successo datato 1992, per i Ministry cominciarono pure i problemi: "Filth Pig" (1996) e "Dark Side Of The Spoon" (1999) non convinsero critica e pubblico sfociando in un malcoltento generale.

Negli anni seguenti usciranno pure il "Greatest Fits" e un CD/DVD live "Sphinctour", registrato durante il tour in supporto a "Filth Pig" (che tra l'altro conta una traccia in Italia, in quel di Jesolo), insomma il gruppo tentò in vari modi di riscattarsi non ottenendo i buoni consensi sperati.

Finalmente nel 2003, 11 anni dopo quel successo commerciale mondiale, Al Jourgensen e Paul Barker affiancati da storici collaboratori che fanno il nome di Rey Washam e Louis Svitek, fra i tanti, presentano "Animositisomina". Lo so, ho sparato una miriade di titoli.

Non sarà stato il disco dell'anno e/o un capolavoro assoluto, ma la svolta c'è, e forse più di una: questo sarà poi l'ultimo disco con Paul Barker e con esso si conclude il "sound Industrial Metal à la Ministry", affacciandosi poi a sonorità più veloci e Thrash.
Neanche questa volta il making dell'album fu semplice, perlopiù per via del rapporto Jourgensen-Barker sempre più in deterioramento e i tentativi di Jourgensen di disintossicazione dall'eroina. Nulla di cui meravigliarsi, per chi conosce questi personaggi.

La storia, bene o male, si ripete: voci distorte il più possibile, liriche al vetriolo incentrate su droga&politica (ordinaria amministrazione), chitarre velenose, basso dalla possente presenza e batteria computerizzata, semplicemente minimale, a suon di marcia. Questi sono i Ministry, non serve altro.

Presentano un totale di 10 brani e le emozioni non mancano.
Sbalzi d'umore continui: "Animosity", "Piss", "Impossible" e "Stolen" (cantata da Barker) sono la rappresentazione della ferocia; "Unsung" e "Broken" fanno risuonare l'eco di un canto di disperazione; "The Light Pours Out Of Me" è una cover dei Magazine, il brano catchy del disco; "Shove" e "Leper" sono sedute d'ipnosi per mano di Dr. Barker e il suo basso rimbombante.

Il mastermind Jourgensen qualche mese fa disse che questo è il disco che meno preferisce (senza contare "With Sympathy"). Senz'altro i motivi ce li ha, ma non concordo: un disco da rivalutare indubbiamente.

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