La peculiarità vincente di questa band americana è sempre stata il coniugare un punk rock ruvido venato di hardcore con l'estetica horror/sci-fi retrò. Sotto gli occhi di tutti è infatti lo sdoganamento della mortale mascotte scheletrica stampata su t-shirt, spillette e quant'altro nel corso degli ultimi decenni. Questo nonostante la produzione discografica dei Misfits sia sempre stata assolutamente frammentaria.
Va quindi dato merito alle capacità dei membri, e al leader Glenn Danzig su tutti, di aver saputo creare il mito, forgiandolo nei primi anni di attività per poi vederlo protrarre ai giorni nostri dal bassista Jerry Only con saltuari album di routine, se non addirittura dimenticabili, l'ultimo dei quali risalente ormai al 2011.
Questa corposa raccolta comprende diverse delle loro composizioni migliori dei due soli album in studio della prima fase di carriera, più tre pezzi tratti dal disco dal vivo “Evilive” ed una manciata di altri brani usciti su singoli.
Va da sé che l'omogeneità non la faccia da padrona, in quanto le canzoni dell'esordio “Walk Among Us” erano più melodiche e ricche di ritornelli accattivanti, mentre quelle del seguente “Earth A.D.” più grezze, pesanti e tendenti al trash metal (vedi “Green Hell”).
Per un neofita che volesse iniziare a scavare tra gli scheletri della loro vasta e confusionaria produzione “Misfits” rappresenta comunque un ottimo e utile inizio.
Qui troviamo la leggendaria “Mommy, Can I Go Out And Kill Tonight?”, una putrida scheggia di follia hc, unico brano suonato dal vivo nell’esordio in studio, dove Danzig impersona (nel frattempo che gli strumenti si bloccano per pochi secondi) un ragazzino che chiede alla madre di poter uscire ed uccidere. A quel punto la musica riprende ed è un massacro che lascia l'ascoltatore inerme a terra.
“Die, Die My Darling”, uno dei loro migliori inni, in cui la furia e l'orecchiabilità della band si fondono alla perfezione.
“Bullet”, altro pezzo punk rock senza fronzoli che ha fatto storia per il testo, famoso per essere un attacco ultra offensivo nei confronti della vedova Kennedy.
Senza dimenticare la particolare “Skulls”, esperimento riuscito dove al tappeto di chitarre e batteria sparate ad altezza uomo si contrappongono una voce ed un ritornello intrisi di malinconico sapore goth.
Infine sono presenti due piccole perle introvabili su altri album se non nel singolo di “Night Of The Living Dead”: “London Dungeon”, dolce amara escursione in territori new wave/post punk e la scanzonata “Ghouls Night Out”.
Due validi motivi per attirare all'acquisto anche gli appassionati di vecchia data di questa combriccola di morti viventi.
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