Alla Disco Morpheus ci entriamo quasi per inerzia: siamo pochi, non ci piace dar troppo di testa, non ci dispiace passare una serata tranquilla. Entriamo alla Morpheus: si paga un po' troppo, ma a primo impatto l'impressione è confortante; da una piccola porta si accede all'atrio che è ben curato e ha due guardarobiere.
Alla Disco Morpheus ci sono quattro ambienti sovrapposti: tutti all'aperto, in pieno luglio l'afa è schiacciante, l'annata è implacabile.
Ci sediamo su divanetti porpora compiti e ben apparecchiati, facciamo il quadro della situazione, parliamo a voce alta: la musica è già discreta urlatrice. Alla Disco Morpheus ci piace entrare nel vivo della discussione, Marta mi invita ad alzarmi e passiamo alla commerciale: per il momento non c'è niente di meglio. In pista, la 2, si fanno cerchi concentrici nel cui centro a turno sfilano individui che non conosco: alla Disco Morpheus si fa un po' a caso, e curioso a dirsi, ragazzi e ragazze ridono tutti; è sera, le luci si riverberano sui denti.
Passano quello che capita, ci muoviamo senza schiantarci, contagiati ridiamo anche noi. Alla Disco Morpheus ad un tratto si accendono le schermate e ci salutano ad un cenno del capo, squillano voci dall'alto, ma nel sollevare la testa vediamo solo polveri grigie: un accenno di fuochi artificiali.
Bagni di champagne alla Disco Morpheus: senza motivo, senza esame di coscienza, risa diventate forti e ballo che si fa girandola.
Alla Disco Morpheus ci sediamo dopo più di due ore folli, stremati, su alcuni divani ai margini della pista, in una terrazza non tanto distante da uno dei bar. Consumiamo qualcosa, ci sdraiamo in un angolo poco illuminato: si vede Sirio. Saranno le tre e mezza, le quattro, forse ancora più tardi. Dalla terrazza della Disco Morpheus ci affacciamo sulla pista sottostante: la musica è ancora forte, adesso non è più commerciale, ma siamo stanchi e mi si chiudono occhi e narici. Marta mi fa cenno con le mani e mi si sdraia accanto.
Alla Disco Morpheus, in un tempo non precisato, mettono su "I Like to Score" di Moby. In dormiveglia, per la prima ed unica volta in un locale pubblico ascolto "Go" di Melville Hall, ha un sapore techno-dance che non tornerà più né nelle disco, né nelle note dell'americano: vado a tempo con movimenti asincroni. Il brano mi trascina su ambienti impervi, lo ascolto con piacere e ho l'impressione di stare bene. E' la volta di "God Moving Over The Face of The Waters", dall'impianto orchestrale, ben eseguito al piano.
Alla Disco Morpheus passano in rassegna, meravigliosamente, tutti i pezzi di questo magnifico ghost-album, e le impressioni, già buone all'ascolto dei primi pezzi, si rafforzano quando vengono eseguite la torva "New Dawn Fades" e l'estatica "First Cool Hive". Sono quaranta minuti eccezionali, tra electro-dance, sonni proibiti, braccia capienti.
Alla Disco Morpheus, al ritorno dai più abbacinati sonni, è Marta a svegliarmi, sorridente in volto, garbata e compita: sono le cinque passate, è tardi e torniamo a casa. Durante la traversata verso casa salutiamo quel posto tra sbadigli e risate, la Disco Morpheus la lasciamo alle spalle, accelerando piano.

Fu quella l'unica volta in cui mi ritrovai in quel luogo: adesso di quelle terrazze all'aperto, dei fuochi d'artificio, delle docce di champagne, di Marta, mi rimane solo questo disco.

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