"GLOW IN THE DARK!"
Il trittico delle meraviglie dei miei stati di allucinazione avanzata è completo. Dopo i Factrix e i Party Boys (da me recensiti) chiudiamo in bellezza con gli ennesimi californiani. Ho la colonna sonora pronta per quando ammirerò dal vivo al Prado in quel di Madrid il trittico del giardino delle delizie di Geronimo (Bosch).

Come nelle rappresentazioni su tela, musicalmente si mettono in atto le possessioni che determinano il peccato. Suoni, voci, baccano organizzato, depistamenti, inganni, trappole, redenzioni mistificate, si manifestano come arie densificando le sensazioni.

La mia condotta morigerata, austera e riservata tende attraverso le frequentazioni con altri esseri umani a far scattare l' equivoco della proiezione di non conformità: mi si considera irreprensibile, bizzarro e benevolmente menefreghista nel mio distacco pregiudiziale e nel pormi privo di considerazione nel confronto. Un aspetto solare e prestante con cui mi presento rafforza l' equivoco. In verità mi dichiaro apertamente pronto a tutti i vizi, mi immergerei nei più torbidi piaceri e peccati facendo carte false per soddisfare il mio ego. Cosciente della mia condizione di "pezzo di merda" soprassedo ad attuare i misfatti semplicemente perché... non mi conviene. Il gioco della causa-effetto è stato ampiamente sperimentato dal sottoscritto dal dissuadermi a sfidarlo il meno possibile sfiorando anche quella variante devastante del "le colpe dei padri ricadono sui figli".

Alzando il tiro della volontà di sottrarsi alle tentazioni una persona viene attaccata da quelle forze in maniera esponenziale. I Monitor dalla San Fernando Valley mi sono estremamente di aiuto. I suoni reincarnano siparî sofisticati di trappole invisibili che lavorano costantemente sul lungo periodo per arrivare alla capitolazione della perdizione. Ogni granello sottratto al nostro controllo è una vittoria totale per loro e devastante per noi. I sussurratori di becco fino attuano un ventaglio di dissimulazioni taglienti, impalpabili dove il male non trovando campi fertili su violenza, sesso, dipendenza, autodistruzione, cerca di insinuarsi per tenerci assunti attraverso i "buoni sentimenti".

Il dialogo aperto dai Monitor ci parla dello sviluppo, da parte di queste sinistre presenze, dei percorsi per una azione di inquinamento che fa leva su un aspetto della nostra vanità falsamente modesta di poter aiutare "umanamente" gli altri, insinuando un' arroganza di onnipotenza che passa dal "bene". Una bella partita a scacchi che non prevede soste e ci tenta addirittura nello scacco matto della celebrazione: essere quell' essere?...

La mezz'oretta risicata del disco espleta abbondantemente a svelarci il ventaglio dei sussurri tentatori attraverso un synth psichico. Canti malsani di sirene si aprono mettendo in scena una innocuità apparente di bisbigli non equilibrati che inconsciamente destabilizzano ulteriormente il nostro già precario equilibrio.
Quelle tastiere infantili che ti prendono kafkianamente, sghignazzanti clown, teatrini scanzonati, nenie occulte, burleschi siparietti svelano spiriti birichini che cercano in tutti i modi di stimolare la nostra vanità nascosta facendo leva su un' ombra di salvazione che scioccamente potremo sposare ma che si trasforma in un altare fatiscente di gloria effimera che tenta di farci la scianghetta favorendo l' inciampo dello smarrimento.

Gli aloni dei Monitor fanno rabbrividire la pellicola dell' anima producendo una vibrazione di ancestrali paure rapportata alla condizione odierna di alienazione, specialmente con quei riff di chitarra quasi assenti, finalmente lontani dal rock. E con l' intervento dei Meat Puppets (il penultimo brano del disco) assaggiamo anche la perdita di controllo del male che ci vomita addosso tutta la sua violenza per non riuscire ad entrare definitivamente. Mi sovviene la scena di Simon del deserto di Bunuel dove il santo fa saltare il boccino al diavolo tentatore che lo epiteta con i peggiori improperi.

Dopo questo con l' ultimo pezzo la musica ritorna paziente a sondare la ricerca di una breccia nel nostro scudo di santità impersonale per insinuarsi giocando proprio sull' intangibile e fluttua in una gelatina che forma un limbo estraniante dove assaggiamo l' ombra di un calmo orrore. Non c'è fretta, non avendo vincoli materiali né un cazzo da fare le malefiche entità operano costanti per raggiungere l' obbiettivo. Sta a noi fare tana e scaricare a terra il trascinamento verso il basso.

I Monitor nel 1981 ci forniscono un' impeccabile percorso attraverso accattivanti introspezioni sonore. Distaccati gustiamoci questo disco assaporando il "pacco" che potremo servire ai tentatori. Una bella battaglia che non ammette soste e stimola la nostra continua presenza come l' ascolto di questo lavoro necessita. Consigliato obbligatoriamente. Cù-Cù!

Elenco e tracce

01   We Get Messages (00:00)

02   Mokele-Mbembe (00:00)

03   In Terrae Interium (00:00)

04   Herb Lane Theme (00:00)

05   Amphibious (00:00)

06   Pavilion (00:00)

07   Phosphorea (00:00)

08   Hair (00:00)

09   I Saw Dead Jim's Shade (00:00)

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