E' iniziato tutto con i Velvet Underground, e passando per i vari Suicide e Spacemen 3 i Moon Duo sono attualmente tra i punti terminali degni di nota di questa psichedelia dalla ridotta densità sonora. Del resto è tutta questione di pressione e tempo, e l'angoscia metropolitana dei loro psych-fathers è mutata in questa musica che di lunare non ha solo l'abito.

Circles è un disco di brani che potrebbero sembrare masse senza baricentro: un multistrato di fini tessuti sonori si adagiano nella mente in maniera spiraliforme, ed una eventuale ipnosi degnamente ovvierebbe alla monoliticità del disco.

Si ha di fronte un composto fatto di fuzz che monta grooves selenici dal formalismo space rock, di diradati rimandi garage spesso smussati da folate pop, assemblando il tutto in composizioni che ben si prestano ad assumere forme mantriche. Ripley Johnson non riesce nemmeno qui ad evitare qualche reminescenza doorsiana, annegate ora in un minimalismo di impostazione talvolta paragonabile alla drone music. I movimenti musicali di queste colonne sonore acide sembrano ragionare per astrazioni e la musica potrebbe andare avanti anni, congruentemente alla filosofia del cerchio di cui i nostri si sono imbastiti le menti prima di registrare il disco. Cosparso di suoni ciclici, dilatati e volti ad una torsione mentale, a fine ascolto la realtà esterna potrebbe sembrare per un po' neutra come l'acqua dopo il limone, ma penso che ne verrebbe fuori solo un risultato voluto.

Procedendo praticamente paralleli ai fratelli Wooden Shjips, credo che il duo in questione abbia saputo proporre un ottimo compromesso tra le varie sfumature della psichedelia senza risultare una semplice costola della prima band formata da R. Johnson.

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