Risplende di bagliori oscuri "Waiting Again" (2007), l’album di esordio di Walt Vandervelde, alias Moorlandt.

La sua voce profonda, intensa, passionale ha il fascino di un volo notturno. L’artista belga sussurra direttamente all’anima i fremiti inquieti dell’esistenza, narra di fragilità, distanze e speranze con versi, tutti scritti da Walt, perfettamente calibrati alle musiche. Il risultato è un album molto confidenziale, composto da nove brani di estrema eleganza che toccano il cuore con un’atmosfera tenebrosa e carezzevole.

"Private Gazing" si fa strada con la nitidezza del pianoforte e la sensualità del sassofono, cui succede la quieta malinconia del canto. In "Yesteryears" la musica é più ritmata, tagliente come il vento freddo del Nord che spazza sulla claustrale nostalgia del tempo passato. "Somehow" sembra voler alleviare questa angoscia: in sottofondo dei toni, come di un telefono che ossessivamente cerchi la linea, trainano la ricerca di contatto tra due amanti. Uno dei brani migliori é "Waiting Again", giocato su arpeggi minimalisti di pianoforte che evocano Eric Satie. Sulla fisarmonica si snoda "Sail On", la ballata dolente e incalzante di un marinaio preso nei flutti della vita. "Lurk Upon The Angel’s Shoulder" è un brano stupendo: teso, intenso, e con un finale mozzafiato. In "The Sea And Us" la voce di Walt si alterna con quella femminile di Tan K, significativamente mai unite in un duetto. "Nothing’s Left Inside" appare scarna e drammaticamente disperata come l’ultimo scintillio nell’oscurità. Infine "Ordinary Guy" è un brano dolcissimo con arpeggi di chitarra con cui Walt si congeda e rivela un po’ di sé.

"Waiting Again" non si svela interamente al primo ascolto, ma lasciando scorrere le emozioni la sua magia si compie, traccia dopo traccia, per lasciare un segno indelebile.

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