Salve, questa è la mia prima recensione e vorrei parlare della mia band preferita, ovvero i Motörhead. Pubblicato nel 2003, sotto l'etichetta Epic, Hellraiser è una raccolta di brani, presi principalmente da i primi album degli anni '90 dei Motörhead, ovvero "1916", uscito nel 1991 e "March or Die" del 1992. Dalla fine degli anni '80 al 1992, la line - up di questo gruppo, era soggetta a cambiamenti. Infatti, già nel 1987, vi era stato l'arrivo di due nuovi chitarristi, quali Phil Campbell e Würzel, e poi, nel 1992, accadde il definitivo addio alla band da parte di "Philty Animal" Taylor, licenziato perché non aveva imparato la sua parte di batteria nella canzone "I Ain't No Nice Guy", (anche se in verità i due chitarristi lamentavano la sua lentezza dei passaggi di batteria) e fu sostituito dallo svedese Mikkey Dee.
Il disco si apre con la canzone "The One To Sing the Blues", che presenta un'opener in batteria, maestosa, imponente, ma comunque molto simile a quella gia conosciuta di "Overkill"; la canzone è segnata da un riff duro e potente, ed è da segnalare un buon assolo che conclude in bellezza la canzone. Segue "Shut You Down", canzone diversa dalla prima, perché molto veloce, in puro stile Rock n' Roll che caratterizza i Motörhead.
Dopo, si arriva a "I Ain't No Nice Guy", duetto tra Lemmy e Ozzy Osbourne. La track inizia con una parte acustica che termina a circa due minuti dove arriva una parte distorta. Alla fine del brano, ritorna la chitarra acustica. Magari l'unico difetto che io ho riscontrato è la breve lunghezza della parte distorta. Comunque Lemmy è riuscito ad ottenere ciò che desiderava, ed è riuscito a dettare con Ozzy. Una piccola traccia lasciata da Ozzy Osbourne è possibile trovarla anche nel brano che segue, title track della raccolta: "Hellraiser". La canzone è stata fatta nel 1992 da Lemmy come cover a quella dell'ex leader dei Black Sabbath, nonché suo amico. La canzone è tutt'ora molto famosa, resa grande dal celebre Osbourne. La voce di Lemmy in questa canzone, appare, più giovane, e l'assolo è (a mio parere) tra i migliori fatti dai Motörhead anche perché molto simile a quello di Zakk Wylde in "Hellraiser" della Ozzy Osbourne Band.
La quinta traccia "Asylum Choir" è abbastanza veloce, e la track seguente, "Bad Religion", ha un riff più lento della canzone precedente anche se quest'ultima è appena accettabile, non ai livelli a cui ci hanno abituato i Motörhead. "Eagle Rock" è un inedito, che presenta il classico stile del gruppo: riff veloce e fracassante e assolo medio-lungo nella parte terminale della canzone.
"You Better Run" è una canzone a tratti noiosa, molto lenta. Questa song ha comunque l'aria di essere un esperimento di Kilmister nell'imitare il genere blues. Senza dubbio un esperimento secondo me riuscito male, vista la ripetitività del brano semplicemente odioso. "Cat Scratch Fever", è a livelli più alti, con un bel riff stile Motörhead. La voce di Lemmy, qui appare poco più cupa del solito.
"March Or Die" non mi ha impressionato: il gruppo ha voluto trasmettere la sensazione di una marcia militare, abbinando la presenza di un tastierista, che con il suono del suo strumento copre la chitarra di Phil Campbell e del basso Rickenbacker di Ian "Lemmy" Kilmister. Questa canzone incute uno stato di timore e inquietudine, ma, molto probabilmente, era questa l'intenzione di Lemmy quando ha creato la traccia. Anche qui la voce del cantante è molto cupa.
La song seguente è "Angel City", canzone molto veloce, con una piccola sorpresa alla fine, la track si chiude in "diminuendo" con la presenza di parti in tastiera.
Si arriva poi a "1916", in cui Lemmy ha voluto ricordare con una sonata in tastiera i massacri della prima guerra mondiale, con armi che lui stesso colleziona introducendo anche inserti violinistici. La canzone costituisce un piacevole momento di rilassamento, e invita a riflettere sui massacri della prima guerra mondiale dove sono morte molte persone.
"Make My Day" e "Going To Brazil", ad un primo ascolto sembrano molto simili tra loro. Ascoltando le due tracce con più attenzione, potremmo notare che in "Going To Brazil" è caratterizzata dalla presenza di assolo nelle parti solo strumentali, dove non vi è la voce di Kilmister. In questa canzone è anche molto semplice notare il fraseggio tra i due chitarristi: Campbell e Würzel.
"Dead Man's Hand" è un altro inedito, molto simile a "Eagle Rock": la velocità di esecuzione è sempre la stessa, ma non mi ha convinto il cantato di Lemmy che sembra molto spinto e meno orecchiabile del solito e la parte finale visto che cambia la velocità e la canzone diventa lenta.
L'ultima song dell'album è "Ramones", tributo all'omonima band Punk Rock americana. La canzone è una cover, molto corta: appunto dura soltanto un minuto e venti secondi come quella resa celebre dai Ramones. Il testo è come un inno, che all'interno del ritornello ripete il nome del gruppo scandendo bene con spelling le lettere che fanno parte del nome della punk band americana (R-A-M-O-N-E-S R-A-M-O-N-E-S Ramones!)
I Motörhead sono fin dal loro debutto famosi per il loro stile: aperture potenti e maestosi, riff pesanti e aggressivi, batteria molto veloce e oppressiva, assolo lunghi e orecchiabili. Questo cd è come una eccezione alla regola: una raccolta con un impronta più Hard Rock del solito in cui il front-man ha voluto provare un nuovo genere per lui, abbandonando le sonorità metal almeno per questi due album. Per alcuni "1916" e "March or Die" sono i migliori album dei Motörhead, ma evidentemente queste persone, non hanno mai ascoltato album di calibro superiore come "Overkill", "Orgasmatron" e "Iron Fist".
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