Peccato.
Forse bisognerà parlarne al passato.
Li ricorderemo come quel gruppo che saltava all'occhio per il trucco pesante dei suoi componenti, quel cantante Chad Gray, che di li a poco sarebbe diventato uno dei più considerati del panorama nu metal: I Mudvayne.
Diciamo che attirarono l'attenzione della critica anche per la loro immagine, immagine d'impatto di questi ragazzi che calcavano il palco col trucco che disegnava maschere sul volto utilizzando colori sgargianti.
Vennero scoperti da quel Shawn Crahan, percussionista degli Slipknot, e forse anche per questo al gruppo di Des Moines vennero associati da subito. Ma diciamo pure che con gli Slipknot avevano pochissimo a che fare, perché pur inserendosi nel filone numetal ed emergendo nel periodo di massima del genere, la musica dei Mudvayne è più lenta, cadenzata, melodica, per certi versi indubbiamente più tecnica e diventa ben presto un marchio. Un sound caratteristico.
Col tempo i colori forti vengono messi da parte e il trucco si scioglie o viene assorbito dalla pelle ed i Mudvayne puntano esclusivamente sulla musica.
Ma la storia dei Mudvayne disegna la parabola disegue una inclinazione fortemente melodica, ricalcando la parabola della gran parte dei gruppi nu metal, che partono, forti e cattivi, per poi piegare la loro ascesa in direzione della melodia e del denaro.
Questa antologia, "By the people for the people" è un disco che assolutamente non merita l'acquisto.
Sarebbe stata una buona trovata per i fan, da allegare (e regalare) assieme a qualche prossima uscita, sempre che l'antologia non rappresenti la conclusione e lo scioglimento del gruppo.
Il cd contiene delle versioni demo e live di alcuni dei loro più grandi successi, presentati direttamente da piccole intro di Chad che ci presenta ogni brano del disco.
Da salvare "Forget to remember" (versione acustica) e l'unico brano inedito dell'album, "Dull Boy".
Forse è stata una trovata della casa discografica per dare una speranza a quei fan dei Mudvayne che credevano che il coinvolgimento del cantante negli Hellyeah di Vinnie Paul potesse portare allo scioglimento del gruppo. Ma voglio intravedere un'altra chiave di lettura. Magari riproponendoci col sound grezzo e graffiante del demo, i brani più famosi, vogliono ripercorrere la famosa parabola nel senso contrario, tornando grezzi, malati, potenti come una volta.
Ma se il fan non è una vacca da mungere senza criterio sarebbe bene evitare trovate come queste. Se i Mudvayne vivono ancora, è bene che diano segnali migliori.
Il gruppo è valido, ma il lavoro non merita altro che il pollice inverso.
Peccato.
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