Avete presente quella sensazione di precarietà, attanagliata con le unghie e coi denti alle viscere, che vi invade sul bordo di uno strapiombo o sul bordo di un ponte molto alto? Il vento sferzante sul viso secco, la voce che si perde e boccheggi perchè le parole vengono mangiate dall'aria, prepotente e invadente.
Beh, questa, proprio questa, è la sensazione che emana quest'album, anzi, questo libro di poesie sonore.

Il tema che unisce ogni brano, a questo punto, mi sembra piuttosto chiaro. Aria, vento, correnti calde e fredde che giocano con emozioni e storie di vita, con paure ancestrali, maldicenze, ossessioni, malattie e morte. Morte che non manca quasi mai, sembra ricucirsi egregiamente con la forza tagliente del vento, da "Dafne sa contare" passando per la più storica "L'armata perduta di Re Cambise", rimanendo ombra silenziosa anche dove non viene citata.

Ogni tanto, poi, questo vento cambia, facendosi sabbia o sostegno, facendo danzare occhi cechi ma pieni di vita, riscaldando anime perse, invisibili ma esistenti. Porta via ricordi quasi strappandoli, si fa Re dei venti e Icaro dei giorni nostri.

Che altro dire, ascoltatelo, anzi, fatevi trasportare dal soffio esperto di questo grande Storyteller italiano.

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