Il ventilatore. Quel maledetto ventilatore è costato ai Muse una stelletta in meno. Poi vi spiegherò più avanti...

Alle 8 passate sale sul palco Juliette Lewis coi suoi Licks, e già qui vorrei dire una cosa: questa qua è stata sempre additata di essere un'attrice che fa la musicista per uno sfizio personale. Ecco, per il sottoscritto è esattamente l'inverso; questa qua ha sbagliato tutto, doveva fare la musicista da subito. I pezzi escono che è un piacere, "Hot Kiss" è da sballo, e insieme all'altro mini-classico "You're Speaking My Language" (con tanto di finale con tutti i musicisti alla batteria a suonare una sorta di danza tribale) rappresenta l'anima dell'esibizione. 8 pezzi secchi e diretti, schitarrate a iosa e chi se ne fotte se sono derivativi o poco originali; fanno smuovere le chiappe, e tant'è...

I Muse arivano dopo una mezz'oretta dal congedo della Lewis, e aprono le danze col miglior pezzo del nuovo album, "Knights Of Cydonia"; buon inizio. Fra le altre, convince poco "Supermassive Black Hole", leggermente riarrangiata ma troppo freddina, mentre da segnalare positivamente ci sono sicuramente "Starlight" (molto emozionante dal vivo) e una fenomenale "Plug In Baby", offerta nei bis. L'unica pecca nella scelta dei pezzi è la mancata esecuzione di "Bliss", che dal vivo è sempre tra le più attese, e di "Butterflies & Hurricanes". Ottima l'idea di allungare alcuni pezzi con delle code strumentali molto piacevoli che ammicano ora all'hard, ora al progressive, ora al metal, come dei mini omaggi ad ogni genere musicale.

Tecnicamente i Muse dal vivo seno perfetti; non una sbavatura, non una nota fuori posto. E' quello il guaio, a volte (anzi, spesso) risultano freddini, specialmente Mr. Bellamy. E qua arriviamo al ventilatore; Matt sale sul palco perfettamente pettinato, perfettamente vestito, con quell'elettrodomestico ai piedi (non sia mai che stilli una goccia di sudore, poverino!). Troppo costruito e perfettino per voler fare la rockstar, ma forse i tempi sono cambiati ed io non mi sono adattato.

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