Un'altra meraviglia sixties...

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Una rivelazione che soffia delicatamente alle vostre orecchie. E una specie di leggerezza che vi invade con un appena appena d'acido...

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Ecco, il fatto è che questa musica dovreste ascoltarla all'improvviso...

Senza saperne niente...

Senza che un cazzo di recensore vi abbia prima indicato la strada, del tipo gira a destra, fai cento metri a occhi chiusi...

Anzi “gira a destra, fai cento metri a occhi chiusi “ andrebbe pure bene...

Solo che cento metri son pochi, perché dovreste dimenticarvi di aver letto la recensione, e quegli occhi chiusi dovrebbero portarvi nel non luogo assoluto dove voi siete proprio voi...

E non vi aspettate niente e siete solo li....

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E comunque c'è già un problema..

I brani dall'uno al quattro io non so proprio che dirvi. E allora facciamo che chiedo aiuto alle bibbie rock...

Ecco i risultati:

“Armonie in minore, sogni ad occhi aperti..” (Mucchio extra)

Oppure secondo Julian Cope: " Ultra cool stabs at a sort of Mersey-Beat sound with garage and surf rock overtones.” Che vorrebbe poi dire una cosa del tipo: pugnalate ultra cool e una specie di mersey beat con sfumature garage e surf rock...

Ok, può essere...

Io avrei detto i primi raggi di sole sull'acqua quando il vostro spirito è particolarmente buono...e il tutto, così, come per caso....

Si, si per caso...

Del resto, se no, tutta quella manfrina sull'ascolto all'improvviso perché ve l'avrei fatta?

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Comunque son questi quattro brani quella cosa di cui parlavo all'inizio, ovvero la rivelazione che soffia delicatamente alle vostre orecchie....

E una specie di leggerezza che vi invade con un appena appena d'acido.

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Ma mica ci si ferma qui!!!

Che, e questo lo dicono le bibbie, il meglio deve ancora arrivare...

Che, da adesso in avanti, quella rivelazione/leggerezza si sposa (in una unione, quella si, mistica) con il piglio di certo rock dei sixties...

Come se gli Zombies incontrassero i Them di Van Morrison.

Con qualche scorribanda tipo primi Floyd e un pizzico d'oriente, come da copione

E l'acido che non è più un appena appena....

E lo dico tanto per capirci...che mica è la ricetta del polpettone di famiglia...o dell'elisir vattelapesca...

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E allora ecco a voi, in ordine di apparizione: una (psico) litania quasi morriconiana; un acidissimo garage super assassino con una guitar pressoché definitiva...

Poi si entra, e lascio la parola a mastro Julian, nel “Third Bardo territory of surf/psychedelic madness”...e cioè nel territorio del terzo bardo, ovvero il reame della follia surf/psichedelica, qualsiasi cosa voglia dire...

Infine la fantastica “Psichedelic Journey” (part one e part two) che mantiene tutte le promesse di cotanto titolo...

E' cioè una di quelle belle cavalcate sixties che ti fanno andare fuori di testa.

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E tralascio tanta altra bella robina....

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I nostri Mystic tide venivano da New York...

Leader e compositore di tutti i brani era un tal Joe Docko, chitarrista piuttosto sublime secondo me...

L'album, pubblicato nei novanta, contiene i quattro singoli incisi all'epoca, più qualche inedito.

Il resto è materiale dei novanta, abbastanza inferiore, devo dire, alle meraviglie del passato..

Aloha...

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