E va bene,

I Naam già li conoscete esimia utenza, del primo ficherrimo disco già vi ho adeguatamente erudito su questi lidi.

Quindi si sa, siamo al cospetto di sommi sacerdoti di una gestalt psych e lisergica ma lungo le tracce di questo secondo full lenght possiamo anche ritrovare qualche sfumatura nuova.

Tra momenti di connessione e liquidi interludi galleggiano le consuete bordate lisergiche, questa volta intarsiate da organi e tastiere di chiara matrice seventies (Vow, Pardoned Pleasures).

Le vostre palle saranno scaraventate nello spazio a bordo di onde elettroniche pesantemente hard rock (Of The Hour), ben strette dal filo conduttore vagamente orientaleggiante che attraversa le 11 tracce.

Sciamanici ritmi tribali dai riverberi quasi tooliani (Beyond) e le linee vocali spesso salmodianti completano un quadro certamente citazionista (fin troppo facili i rimandi Zeppeliniani, poi Sabbath, Om, Hawkwind … insomma, i soliti) ma dagli esiti non pedissequi.

Esiti tali da catapultare tra le stelle, come altri hanno già fatto, laddove è sempre un piacere recarsi.

Non importa se già siamo stati lassù.

L’importante è arrivarci, ancora una volta.

Alterati.

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