Il titolo potrebbe depistare. E forse è stato scelto da Nanni Moretti appunto come antitetico della materia (nera se non nerissima) del film: sia chiaro che questa pellicola non è un giallo, bensì una favola allucinata, nella quale l'ordinario viene scardinato dallo straordinario, incredibilmente verosimile. Il migliore Moretti ? Forse poco ci manca.

Michele Apicella è, stavolta, un professore di matematica appena arrivato a Roma, docente presso un improbabile liceo intitolato a Marilyn Monroe, dove la sala insegnanti è una fornitissima sala giochi e ,sulle pareti, al posto del presidente della repubblica giganteggiano gli idoli sportivi della recente vittoria mondiale. Abita in un caseggiato, in un'appartamento con terrazzo dal quale spia (con morbosa curiosità) la vita dei vicini, specie delle coppie. Ci appare come un nevrotico professorino, maniaco della pulizia, capace di indovinare l'indole di una persona dalle scarpe che usa portare, ma soprattutto attento (ha messo su uno schedario!) a che i rapporti di coppia di vicini, amici e alunni siano sinceri, durino senza intoppi e si lascino controllare da lui.

E' "the same old story" di un uomo che guarda scorrere la vita finché qualcuno non lo costringe a prenderne parte, a cimentarsi anche lui nel terribile gioco delle relazioni umane. Questo qualcuno è Bianca (Laura Morante, che a dir la verità non era tutta questa bellezza), anche lei fresca di trasferimento al liceo Marylin, che si innamora , non un colpo di fulmine ma un diesel molto potente, dell'inquisitore prof. Apicella e questo neonato amore viene subito cementato dall'esterno, nelle apparenze, dal giudizio definitivo ("stanno insieme") dei colleghi. Michele Apicella mostra subito tutta la sua inadeguatezza all'amore e perdipiù soffre di una acutissima forma di gelosia retroattiva. Ma mentre Michele cerca di raffreddare l'amore che Bianca gli offre, lei si comporta in modo totalmente opposto e pare incrollabile nel suo sentimento. E quando il suo Michele viene interrogato dal commissario di Polizia riguardo una serie di omicidi verificatasi nel quartiere, Bianca non esita a fornire una falsa testimonianza pur di riavere il suo Michele, incarcerato preventivamente. Finale a sorpresa (non sono un Hitchcock capace di celarlo, anche se nella prosa, fino alla fine; mi dispiace se si è intuito)

L'arringa sul Mont Blanc è ormai nel frasario collettivo delle citazioni cinematografiche, ma ciò che impressiona è come i numerosi momenti di comicità siano perfettamente calati tra le pieghe della sceneggiatura e non escono fuori dal seminato, anzi, proprio per la cupezza del film, acquistano un surplus di significato che raramente si è visto se non in alcuni film di Woody Allen. Dire che Nanni Moretti sia la risposta italiana a Woody Allen mi sembra inutile, anche se entrambi hanno proposto lungo tutta la loro carriera più o meno sempre lo stesso stereotipo, lievemente autobiografico, malinconicamente nevrotico, ma le differenze sono troppe: Woody Allen è un regista tecnicamente migliore e un narratore più agile. Nanni Moretti è sempre rimasto legato ad un modo professionale di fare film amatoriali, benché con delle genialate degne dei migliori maestri. E poi Moretti ha dalla sua quel particolare modo di intonare la voce nelle sue scariche di logorrea che oramai sono pezzi d'autore.

Rimane solo un dubbio, alla fine del film: ma quella bambina che continua a dormire, si risveglia/risveglierà/sarebbe risvegliata ? (difficile coniugare un verbo per un tempo che non esiste o esiste solo virutalmente)

P.S. Franco Piersanti, autore della colonna sonora, viene indicato come l'erede di Morricone.... ci sta!


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