Napalm Death. Solo il nome dice tutto. Una band distruttiva, devastante, tenebrosa ed estrema, che fonde tutte queste doti in una sola parola: grindcore. Sono loro infatti i padri fondatori nonché i maggiori esponenti di questo genere musicale ancora più grezzo e stridente del death metal, che prende vita con l'uscita nell'oramai lontano 1987 del dilaniante "Scum", il pilastro grindcore per eccellenza: 28 brevi e fulminanti tracce di violenza sonora e distruzione acustica, per una mezz'ora di musica incredibilmente mostruosa.

Tutto, dal growl, alla batteria, alle chitarre, al basso (se riuscite a sentirlo in tutta quell'orgia di suono) è sinonimo di follia allo stato puro; velocità, sfuriate tremende e cattiveria sono le chiavi fondamentali: nel disco, come nel grindcore in generale, solo per la tecnica non c'è molto spazio. Non c'è una vera e propria "traccia simbolo" in tutto il full lenght, anzi, quasi non ci si accorge del passaggio da una track all'altra, comunque quelle che a mio avviso danno più l'idea del grindcore sono la cattivissima "title-track", l'oscura "Control" e la furiosa "Dragnet" che chiude uno dei dischi più crudeli che abbia mai sentito.

Nessuno prima di loro aveva concepito un simile sound, ed è questa l'importanza che i Napalm Death hanno avuto, soprattutto per le generazioni successive (i Cannibal Corpse sono sicuramente uno degli esempi più evidenti). Strabilianti e rivoluzionari, hanno fatto la storia.

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