Dovremmo esserci; l'attesa dovrebbe essere finita.

Nei primi mesi del 2020 i Napalm Death pubblicheranno il nuovo album; a ben cinque anni di distanza dal precedente Apex Predator - Easy Meat.

Non era mai successo, nella loro lunghissima storia musicale, di dover aspettare così tanto tempo tra un disco ed il successivo.

Sono già in fibrillazione atrio-ventricolare; sbavo letteralmente aspettando con febbrile trepidazione la nuova bomba nucleare della band inglese.

Conosco troppo bene Mark "Barney" Greenway ed il resto della formazione; nessun dubbio sulla qualità uditiva che andrò tra poche settimane ad ascoltarmi. Sono certo che mi troverò tra le mani, e tra i miei rimaneggiati padiglioni auricolari, brani di una violenza inaudita. Furia primigenia che non trova rivali. Ancora sul gradino più alto del Grindcore e dell'estremismo in musica; nessuno sarà in grado di tirarli giù a mio modo di vedere.

Mi sono ributtato a testa bassa nell'ascolto della discografia del gruppo di Birmingham; ho quasi tutto di loro. Tra album, live, Ep, raccolte, split supero ormai la corposa cifra di trenta CD. Aggiungendo a questo disgustoso pasto anche un paio di vinilozzi che completano la mia insana raccolta.

The World Keeps Turning è un breve EP messo sul mercato nel Giugno del 1992, pochi giorni dopo la pubblicazione di Utopia Banished.

Medesime sessioni di registrazioni e si sente, dannazione se si sente.

Il ritorno dei Napalm Death al Grindcore più viscerale e d'impatto, dopo la "sbandata" Death Metal di Harmony Corruption di due anni prima.

Una produzione chiusa, satura, densa come il bitume. Suoni che lasciano un sanguinante segno.

Spetta alla title track aprire l'assalto sonoro. Una brevissima introduzione che odora di guerriglia urbana...poi inizia il caotico e colossale movimento degli strumenti. La cavernosa voce di Mark attacca il mondo ed i suoi governi; le chitarre aprono il fuoco con disarmante crudeltà. Fendenti di rabbia mai domata. Disintegrazione totale già nel primo minuto. E ne restano altri otto.

I suoni rimangono putrescenti, scomposti, decomposti.

La violenza progredisce, si incunea nella pelle aprendo voragini di orrore metropolitano.

Siamo già al terzo conclusivo e sconvolgente brano. Insanity Excursion si avvale di una velocità esecutiva da capogiro. Costruiscono un muro sonoro di impressionante atonalità. Tutto sembra impazzito, tutto collassa su se stesso; con le urla spasmodiche di Mitch ad accompagnare in un abbraccio mortale il cantato. Bagno di sangue senza pietà...

Trionfatori per l'ennesima volta.

Diabolos Rising 666.

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