Quella che segue non é una recensione, ma un articolo scritto dal membro fondatore dei National Health. Il posto giusto dove dovrebbe essere pubblicata sarebbe una sezione ormai estinta chiamata “approfondimenti”. Dedico questo articolo a tutti gli appassionati di progressive e in modo particolare di quella scena chiamata col nome di Canterbury.

Il 1975 fu un anno difficile per i musicisti rock pensanti; gli anni pacifici del rock “progressivo”, quando era gratificante essere creativi ed originali, erano passati, e l´industria musicale era entrata in una specie di orribile periodo di gestazione biennale che sarebbe sfociata nella nascita del punk. In altre parole, proprio quando il rock business ed i media britannici stavano voltando le spalle alla musica decente e si stavano invece organizzando per promuovere una delle musiche piú crasse, semplicistiche, brutali, orribili e stupide che si potessero immaginare, in un atmosfera in cui l´ammissione di non saper suonare veniva salutata come una manifestazione di genialitá, il mio amico e compagno tastierista Alan Gowen ed io decidimmo di formare un ensemble rock su larga scala per suonare musica intricata, prevalentemente strumentale. Potete stare certi che non lo facevamo per moda. Le nostre grandiose idee iniziali per i National Health riguardavano un organico di nove elementi: due tastiere, due chitarre, tre voci femminili, basso e batteria. Il gruppo avrebbe cercato di miscelare la mia musica pesantemente arrangiata e scritta, con i pezzi improvvisativi di Alan. Volevamo includere entrambi i chitarristi dei nostri gruppi precedenti e da parte mia invitai anche il bassista e compositore del mio primo gruppo. Da tutto ció naque nel luglio del 1975 il nucleo dei National Health Mk.1: Dave Stewart e Alan Gowen alle tastiere, Phil Miller (ex Hatfield) e Phil Lee (ex Gilgamesh) alle chitarre, Mont Campbell (ex Egg) al basso. Volevo anche aggiungere le voci di Amanda Parson, Barbara Gaskin e Ann Rosenthal, ma le circonstanze e l´intervento di una piccola dose di buon senso (quasi certamente non mio), consentirono alla sola Amanda di unirsi a noi.

“Cercasi batterista, deve saper suonare su tempi inusuali”, diceva il nostro annuncio su Melody Maker. Aggiungeró: o almeno saper suonare. Ripensare alla quantitá di problemi che incontrammo, cercando un batterista adatto al gruppo mi sorprende e deprime ancora. La scelta ovvia sarebbe caduta su Pip Pyle, senonché mi preoccupava la possibilitá che la presenza di tre membri del mio precdedente gruppo li potesse trsformare in una sorta di Hatfield & The North Mk.2.

Cosí mettemmo l´annuncio. Fu l´inferno. Dopo aver ricevuto la solita selva di telefonate da vecchi percussionisti alla ricerca di ingaggi su navi da crociera, chitarristi (non analfabeti ma curiosi di sapere se ci mancava anche un chitarrista), assassini con ascia, contorsionisti e trapezisti, facemmo audizione a circa venticinque batteristi tra cui alcuni “nomi”. Erano tutti assolutamente patetici. Mi sbalordiva il fatto che chiunque fra loro potesse essersi conquistato una qualche reputazione, perché sembravano tutti atterriti dalla nostra musica e non riuscivano a starle dietro neppure in modo rudimentale.

Ci fu tuttavia un batterista che ci fece una grande inpressione. Intanto era alto mezzo metro meno di me, ma la cosa piú impressionante é che aveva cucito dei triangoli di satin giallo in fondo alle gambe dei pantaloni per scampanarli. Ecco l´uomo giusto! Nonostante gli avessi tenuto una conferenza telefonica assolutamente precisa, arrivó convinto che National Health fosse il nome di qualche musical e ci chiedette per quando fosse prevista la prima dello spettacolo. Per alleviare l´aria di sconforto generale, tentammo di farlo entrare in una delle nostre sezioni piú “facili”, un riff tratto da Elephants. Era in 25/8 . Il tipo basso non era un cattivo batterista, ma questo andava oltre la sua esperienza di musicista. Dopo qualche minuto di dimenamenti (che suonavano come accompagnati da un concerto di percussioni free) ci fermammo e gli spiegai che i venticinque ottavi potevano essere suddivisi in tre gruppi di sei e uno di sette. Questo non produsse differenze sensibili (riff di Elephants accompagnato da un attacco aereo), cosí spiegai ulteriormente che ogni gruppo di sei crome poteva essere considerato come due battute di ¾ a doppia velocitá. Fu uno sbaglio. All´udire ¾ gli occhi del batterista si illuminarono e prima che potessi contare, si lanció come un pazzo su un vispo tempo di valzer, punteggiato ad intervalli casuali da passaggi di sette colpi mortalmente uniformi e robotici sui tom, su un tempo differente. Tentammo di inserirci, ma fu il caos, la carneficina musicale che ne seguí eccede le mie capacitá di descrizione. Quando mi girai verso Alan in cerca di un sostegno morale, vidi che si era nascosto, scivolando sotto il Fender Rhodes ed era sdraiato per terra che ansimava e lacrimava convulsamente mentre cercava di trattenere le risate.

Fortunatamente qualcuno alla Virgin aveva dato il mio numero a Bill Bruford. La prima prova andó molto bene; Bill sapeva leggere la musica, in modo da non scovare alcun terrore nascosto fra i nostri complessi arrangiamenti. Ci piacque il suo stile sicuro e lui sembró apprezzare il fatto che fossimo tutti piú o meno in grado di cavar fuori una melodia dai nostri strumenti. Non sarebbe mai stata una sistemazione permanente perché Bill aveva altri impegni, e sperava di formare alla fine un suo gruppo (del quale poi Stewart fece parte n.d.r.).

Non avevamo la minima idea di come ci saremmo guadagnati da vivere, ma almeno adesso avevamo un gruppo. Incoraggiati, incominciammo a provare una pletora di nuove composizioni: The Lethargy Shuffle, Clocks and Clouds, Brujo, Bells, Agrippa, Paracelsus, Zabaglione, Tenemos Roads. Forti di questo spaventoso repertorio, nel gennaio del 1976 ci avviammo a terrorizzare la gioventú britannica in mense di scuole tecniche, palestre di centri ricreativi e in tutti gli altri locali inadatti che in questo paese passano per auditorium. Ma prima e senza essere ancora saliti sul palco, ci imbattemmo nel primo degli otto miliardi di problemi che parvero perseguitare la vita del gruppo in tutta la sua durata. Phil Lee, avvertendo forse la mia residua ostilitá verso gli assoli bebop, si dichiaró contrario a proseguire e partí per un tour come accompagnatore di Charles Aznavour. Fortunatamente riuscimmo a sostituirlo in date strategiche col vecchio amico Steve Hillage, ma questo ci lasció con un batterista provvisorio e un chitarrista molto provvisorio. Dopo il primo tour, Mont Campbell lasció il gruppo, essendogli stata rinfrescata la memoria sui motivi per cui nel 1973 aveva abbandonato per la prima volta la scena rock (la natura essenzialmente non spirituale del cibo sulle autostrade... le jam session ai soundcheck dove ognuno suona un sacco di cagate... i miei terribili scherzi nel furgone). Ma in quel momento era la ultima delle nostre preoccupazioni, eravamo pronti a registrare il primo lp, e anche se la stampa aveva accolto estasiata i nostri concerti, le case discografiche avevano creato un muro di indifferenza. Dopo innumerevoli rifiuti da parte di altre compagnie, la crisi decisiva arrivó quando anche la Virgin ci respinse.

Non riuscimmo ad ottenere nessun contratto e allora decidemmo di continuare a suonare dal vivo, sostituimmo Campbell com Neil Murray (ex Gilgamesh), e per il resto del 1976 continuammo a provare e a sfruttare qualsiasi occasione per suonare dal vivo. Nel 1977 Bill Bruford ci lasció per formare gli U.K., e cosí richiamai Pip Pyle che accettó volentieri l´invito. La successiva ad andarsene fu Amanda Parson, seguita dallo stesso Alan Gowen, non potendone piú dei repentini cambiamenti di formazione e della mancanza di progressi in genere. Questo lasció il gruppo in una situazione che nessuno aveva originariamente desiderato, era diventato un quartetto rock.

Fu abbastanza dura per me dato che la maggior parte del materiale fu scritta per due paia di mani. Tuttavia qualcosa di buono accadde in questo periodo, incontrammo un tipo di nome Mike Dunn che era custode e tecnico di uno studio mobile di proprietá di una famosa rock star, che in quel momento stava lottando per trovare ispirazione alle Bahamas. Mike si mise a registrare gruppi che gli piacessero a tariffe molto ragionevoli, ad esempio gratis. Grazie a Mike, e aiutati dal ritorno dei prodighi Alan Gowen e Amanda Parson, riuscimmo finalmente a fare il nostro primo lp, nel marzo del 1977, che ovviamente nessuno voleva pubblicare.

Poi ci fu la disastrosa esperienza organizzativa del concerto alla prestigiosa Queen Elizabeth Hall, nell´ambito di una serie di concerti intitolati qualcosa del tipo “Rock veramente culturale suonato da uomini veri com la barba”, dove riusci a sapere l´ora del concerto venti minuti prima dell´inizio. Avevo appena mandato i fiatisti a cenare. Mi arrabbiai molto e feci un discorso lamentandomi della pessima organizzazione. Alla fine del concerto trattennero il nostro compenso allegando di aver oltrepassato l´orario dello spettacolo e pronunciato cose offensiove contro gli organizzatori.

Concerto importante? Luogo di prestigio? Stronzate! Ai miei tempi ho suonato in locali di merda , inclusi lo Zoom Club di Francoforte, dove non ci sono porte nei gabinetti per scoraggiare gli eroinomani dal farsi, il Mobileritz di Anversa, frequentato perlopiú da travestiti ai quali non importa del gruppo ma che applaudono lo spettacolo di diapositive porno che segue. Ho suonato in club e pub veramente a rischio, ma non sono mai stato trattato cosí male da nessuna parte.

E arrivarono buone notizie. Joop Visser della Charly Records, ascoltó il nostro nastro e gli piaque, addirittura lo ascoltó dall´inizio alla fine senza fare neanche una telefonata. L´album intitolato fantasiosamente National Health uscí all´inizio del 1978. Naturalmente tutto ció era troppo bello per essere vero e cosí Neil Murray lasció immediatamente il gruppo. Dopo tutto era un po´di tempo che nessuno se ne andava e non voleva che questo rito semestrale andasse in disuso. Gli era stato offerto un posto negli Whitesnake, un gruppo rock che in seguito divenne molto popolare (con nostra grande sorpresa). Fortunatamente riuscimmo a sostituirlo velocemente com John Greaves, un vecchio compagno dei bei tempi andati, quando su Virgin c´erano gli Henry Cow, e Hatfield & The North, prima della terrificante notte dei Contabili (Wankernacht), in cui giovani eleganti in giacca e cravatta si abbatterono in preda a furore omicida sui registri dell´etichetta, spaccando e bruciando tutto ció che era contaminato dalla parola proibita musica. Con lui inizió quello che si sarebbe rivelato il nostro periodo piú fitto di tour. Durante questo tour, dove eravamo appena venuti a capo di The Collapso, che eseguivamo con grande verve, enorme volume e occasionale accuratezza, inizió ad insinuarsi nella nostra presenza scenica una certa teatralitá. Inserimmo nello spettacolo un momento intitolato “Concorso per il musicista non convenzionale dell´anno”, in cui Pip, John ed io gareggiavamo nel suonare nel modo piú ridicolo (Phil ne era stato esentato perché il suo stile abituale era giá abbastanza eccentrico).

Durante il tour in Francia, ci fu una data che ricordo particolarmente, era uno sperduto paesino, dove la completa assenza di manifesti faceva presagire al peggio. John Greaves, non si dimostró particolarmente turbato, aveva passato la notte precedente in silenziosa comunione con una bottiglia di Schnapps ed era privo di sensi sul retro del furgone. Riprese conoscenza appena l´ultimo pezzo pesante dell´equipaggiamento fu trasportato in sala e iniziammo il soundcheck senza traccia del promoter. Ma prima John dovette affrontare un misterioso fenomeno fisico, reale o immaginario che fosse, che lo disturbava. Si fece sempre piú agitato e alla fine al grido di: cos´é questa puzza tremenda? Inizio a spogliarsi fra la generale ilaritá del gruppo e dei tecnici. Sfortunatamente in quel momento entró in sala la promoter, una ragazza nervosa e molto truccata che si trovo lo spettacolo di John completamente nudo sul palco che annusava selvaggiamente i suoi abiti. Era rimasta seduta in un ufficio sul retro cercando il coraggio per affrontare “le group anglais”, e questa non era certamente la presentazione ideale.

Tornati in Inghilterra facemmo da spalla al tour di Steve Hillage (aprile e maggio 1978), economicamente fu un vero disastro ma servi molto bene ad affinare i pezzi. Cosí tornammo al Mobile Mobile (cosi si chiamava lo studio di registrazione della famosa star) per registrare Of Queues an Cures. Non tutto il materiale dell´album era stato provato, Squarer for Maud fu piú´o meno scritta nello studio, un processo che in quel momento mi mise a disagio, ma che si risultó totalmente giustificato dal magnifico risultato finale. La maggior parte dei pezzi fu messa su nastro molto velocemente, The collapso in uno o due take e le parti sovraincise di violoncello suonate da Georgie Born furono registrate all´aperto. Eravamo cosí contenti dell´apporto di Georgie all´album che le chiedemmo di unirsi al gruppo insieme all´amica Lindsay Cooper. Verso la fine del 1978 facemmo prove entusiasmanti com Georgie e Lindsay, alcune cose che facevamo erano davvero grandi, come Half of the Sky, che amavo. Ma fu próprio in questo periodo che comició ad insinuarsi un elemento di anarchia musicale che percepivo come distruttivo. Il gruppo era entusiasta di suonare almeno un po´di free music, che a me non é mai piaciuta, mi suona tutta uguale, e secondo me é piú crivellata di cliché che non altre forme organizzate piú rigidamente. C´era poi l´opinione prevalente che ognuno avrebbe dovuto scrivere dei pezzi per la band, ma io volevo almeno il diritto di veto, lo percepivo come il mio gruppo e volevo un sacco di controllo sul rumore che faceva.

L´ultima goccia arrivó da una discussione organizzativa, quando venni a sapere che metá delle date dei concerti era saltata, significava che avremmo potuto permetterci solo un “roadie”, che avrebbe dovuto fungere anche da tecnico del suono, e niente inpianto luci. Io avrei voluto cambiare agente ma mi ritrovai in minoranza assoluta. Gli altri volevano andare.Quando si é veramente innamorati di un gruppo e della sua musica si farebbe qualsiasi cosa per poter suonare. Con gli Egg a volte partivo per concerti sdraiato sulla pedaliera dell´organo sul retro del furgone. Una volta guidammo per quattrocento miglia per un solo concerto, pagato venticinque sterline in un locale chiamato Dead End Club. Nei primi tempi dei National Health avrei viaggiato volentieri per due o tre giorni senza dormire per un concerto in Europa, ma per me la storia era finita, semplicemente pensavo che la situazione non sarebbe mai migliorata.

Feci un ultimo concerto con gli Health nel gennaio del 1979 in uno spettacolo televisivo chiamato The Old Grey Whistle Test. Eseguimmo una versione approssimativa di The Collapso , durante la quale John Greaves si aggiudicó definitivamente il premio del musicista non convenzionale, scagliando una scatola di posate attraverso il palco. Of Queues and Cures fu pubblicato subito dopo ed il gruppo si mise alla ricerca di qualcuno per sostituirmi. La cosa si riveló piuttosto facile, Alan Gowen era pronto a farsi nuovamente coinvolgere e il nuovo quartetto (senza Georgie e Lindsay) era pronto a girare l´Europa e la Scandinavia. Chiaccherando con i roadies al loro ritorno, fui quasi contento di essermi perso il tour, a quanto pare avevano guidato da Barcellona fino a Helsinki (una cosa che uno sano di mente non avrebbe preso in considerazione) per essere trattati come feccia, ingaggiati per sbaglio da delle discoteche e poi derubati dell´equipaggiamento in uno squallido club di Parigi. Come risultó in seguito, i giorni degli Health erano contati, ma c´era un´ultima montagna da scalare; l´America. Negli states infatti, il gruppo, si era conquistato un forte seguito che ne aveva fatto un oggetto di culto ai limiti della mania. Compresi appieno la portata della devozione quando mi recai lá nell´estate del 1979 con Bill Bruford. Ad ogni concerto, la gente urlava; Tenemos Roads, Paracelsus, come se si aspettassero che avremmo cambiato la scaletta per eseguire un pezzo di Mont Cambell di quattro anni prima. Dato lo status quasi mitologico del gruppo, non mi fu difficile mettere insieme una mezza dozzina di contatti che potevano tornarsi utili all´organizzazione di un piccolo tour americano. É cosí fu. Mi senti orgoglioso al vedere i ragazzi partire per “abbattersi come una tempesta sugli States”, come loro usavano dire.

Dopo il tour Alan se ne andó, sia Pip che John avevano altri progetti e il gruppo si sciolse. Phil Miller lo premio con la medaglia d´oro per essere stato l´unico membro che non se n´era mai andato. Avrei evitato volentieri di scivere quanto segue ma nel maggio dell´1981 Alan Gowen morí di leucemia. La sua morte scosse tutti noi e nelle settimane seguenti riunimmo il gruppo per un piccolo concerto. Apparentemente era per raccogliere denaro per il funerale, ma come accade in questi casi si trasformó in qualcosa di piú. Suonammo materiale inedito di Alan, venne naturale andare avanti e nell´ottobre del 1981 registrammo D.S. Al Coda, in memoria di Alan e della sua musica.

Fu cosí che National Health, un gruppo rock assai poco convenzionale che prendeva il nome da un paio di occhiali, arrivó in un modo o nell´altro ad incidere tre lp ora immortalati sotto forma di tantissimi piccoli numeri digitali. É piú o meno tutto, a parte i ringraziamenti alle persone che hanno aiutato questa musica a farsi ascoltare, e non sono troppe.

Dave Stewart - 1990

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