Ho tempo a bizzeffe a disposizione; poco lavoro, tanto tempo libero.

Montagne e Musica mi sono di grande aiuto, per distendermi, per evadere...per non pensare molto.

Mi sono accorto, scandagliando la discografia dei Nebula su Debaser, che manca la recensione dell'album che preferisco.

Giunto è il momento, in questo ventoso e freddo pomeriggio ossolano, di colmare la lacuna.

Apollo è il quarto disco del gruppo californiano, nato da una "scissione" dei Fu Manchu avvenuta nella seconda metà degli anni novanta.

I riferimenti musicali non si discostano molto dai loro precedenti lavori, tutti apprezzabili del resto. Siamo dalle parti dello Stoner-Rock di matrice americana; una Musica intrisa di umori rossastri e tenebrosi, densa di Heavy-Fuzz e di distorsioni psichedeliche che rimandano al caldo sole del deserto al tramonto. L'immagine scelta per la copertina del lavoro lo certifica senza dubbio alcuno.

Sono in tre, nella classicissima formazione "ChitarraBassoBatteria": un crudo e diretto impasto sonoro capace di far tremare i muri di casa, soprattutto grazie ad un suono di chitarra orientato su accordature in acido, come da migliore e sanguinolenta tradizione Stoner. Vengono aiutati nella stesura, nella registrazione e nella produzione dei brani da un certo Daniel Rey (qualcuno spero lo ricordi in alcune pagine dei fratelloni Ramones!!).

Le breve e febbrile "Fever Fray" dal piglio Punk visto la veemenza con la quale viene suonata; la dirompente "Loose Cannon" fumosa il giusto, dove una voce a tratti "scazzata" viene sostenuta da una sezione ritmica intensa e dinamica, ed un finale nel quale gli strumenti lentamente tramontano, si dileguano, rallentano, si vaporizzano nello spazio.

Brani brevi ed intensi; qualche sporadico inserimento di tastiere e sitar per "psichedelizzare" il rumore emesso.

Ed in un amen si arriva alla fine in nemmeno 40 minuti.

Gran disco, grandissima band.

Ad Maiora.

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