Dico io, ma come é possibile che un cantautore dal passato "importante" e storico come questo se ne esca nel 2003 con un album loffio e spompato come questo? Un disco nato "stanco", senza mordente e dalla metrica sempre uguale, coi soliti stacchetti ritornello-strofa-ritornello che a confronto la locomotiva di Guccini suona come Frank Zappa.

Qualcuno alla Nanni Moretti dirà "no, sai, è la metafora della provincia americana sempre uguale a se stessa e che tu non capisci..." o "e poi questa cosa del paesino (Greendale, appunto) che non esiste ma che in fondo é il paese che ognuno si porta dentro..." ancora il Nanni: "è nella noia e nella ripetività, che trae linfa artistica e bla bla bla". Ragazzi, tagliamo la testa al toro e lasciatevelo dire: un disco di una noia mortale, anzi di più. Un disco acquistato dai marocchini a qauttro euro in spiaggia (certe volte sono pure una manna!) e subito regalato a un mio amico che va in giro ancora con l'eskimo.
Forse i testi, a questo punto, potrebbero risollevare le sorti di questa lista bollita di canzoni che mai, come in questo caso, fanno rima con "duecoglioni", ma aimé, anche lo slang californiano del nostro vate, non aiuta di certo a capirne il senso o, come direbbe Vittorio Gassman (pace all'anima sua)"a capirne i nobili ed altisssimi et purissimi significati nascosti, é vero, che rimbalzano tra le pieghe della sua mente e bla bla bla".

Francamente, a questo punto, ve lo dico col cuore in mano, se i testi "sono l'opera" preferirei leggermi un libro (anche sullo stesso argomento) nel silenzio più totale della mia cameretta, al suono di qualche motorino che passa, un cane che abbaia, un neonato in lontananza che piange, un impianto idrico che scatta, una frenata al semaforo.Ogni tanto pure questa è musica, e non è detto che sia delle peggiori. Appunto.

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