Non ci speravo più, erano anni che c'era questa voce secondo cui il vecchio Neil stava per aprire i suoi sterminati cassetti per regalare ai fans varie perle d'archivio, tra cui concerti storici, album mai usciti e varie altre squisitezze. Oltretutto c'era anche il terrore che facesse uscire il tutto assieme, ovvero con mastodontici cofanetti che sarebbero costati una fortuna anche per il fan più incallito.
Pare che così non sia, almeno a giudicare da questa prima uscita che "fotografa" Neil Young e i Crazy Horse (è proprio il caso di dirlo, nel DVD accluso al CD la versione rimasterizzata del concerto è accompagnata da fotografie e non da un video) in uno dei momenti forse più elettrizzanti della loro carriera.
I Crazy Horse sono sempre stati una band fantastica, forse a volte un po' troppo ruvidi, ma hanno sempre reso benissimo l'immediatezza e l'urgenza di certe canzoni del grande canadese, ma in quel periodo erano assolutamente superlativi.
Erano passati pochi mesi dalla tournèe di Neil con Crosby, Stills e Nash in Europa, e NY e i Crazy Horse si ritrovarono per "After The Gold Rush", cui fece seguito relativa tournèe che fece tappa per quattro giornate nel mitico locale newyorchese di Bill Graham.
Non si capisce bene perchè non è stato messo su disco, come da progetto iniziale, l'intero concerto per un CD che sarebbe dovuto essere doppio.
Comunque la qualità di quello che mi ritrovo tra le mani è a dire poco eccelsa, il gruppo al massimo splendore, con sei tracce assolutamente grandi (tre addirittura enormi) e che non possono lasciare indifferenti anche gli ascoltatori che magari di Neil Young non hanno molta conoscenza.
La partenza è affidata a una notevole versione di "Everybody Knows This Is Nowhere", seguita da una pregevole "Winterlong", bellissima ballad che era finora comparsa solo sull'antologia "Decade".
Poi c'è il primo vero apice del disco: "Down By The River" è uno di quei pezzi senza tempo, che ti fa saltare sulla poltrona anche solo ascoltandolo da uno stereo, figuriamoci quei fortunati che hanno potuto sentirlo dal vivo al Fillmore, e suonata in quel dannato modo! Dodici minuti da tramandare ai posteri per dare uno di quei famosi esempi di cosa sia il rock'n'roll.
Poi si torna alla ballata country-rock, è "Wonderin'", un bel pezzo che finora si è potuto ascoltare in una buffa versione rockabilly su "Everybody's Rockin'", lo scherzo di Neil Young datato 1983.
"Come On Baby Let's Go Downtown" è scritta da Danny Whitten, primo chitarrista dei Crazy Horse, presente nel concerto con anche Jack Nitsche alle tastiere (oltre che Billy Talbot e Ralph Molina, ovviamente), ed è una canzone con probabili riferimenti alla droga di cui egli stesso sarà vittima fatale di lì a pochi anni.
La chiusura di questo disco con poche tracce (solo sei), ma dalla buona durata (circa tre quarti d'ora) è affidata ad una epica versione di "Cowgirl In The Sand", sedici minuti assolutamente incredibili, dove si capisce che le radici del suono che ha reso epici i Crazy Horse parte da qui, da queste cavalcate furoreggianti che venivano dai tardi anni '60.
Però il grande godimento dell'ascolto di questo concerto è offuscato dal pensiero di quello che avrebbe potuto essere se il CD fosse uscito doppio, come sembrava dovesse essere…
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