Freedom è universalmente noto come il punto della rinascita di Neil Young dopo vari anni fuori fuoco. Molti però non danno il giusto riconoscimento al suo seguito discografico: Ragged Glory del 1990. Emblematico il titolo, una gloria straccia che sintetizza l'anima trionfante e nel contempo "vecchia" di quel musicista dato ormai da tutti per spacciato. Con i fedeli Crazy Horse, Neil si è riunito in una stalla in campagna, dove, tra lo strerco dei cavalli, ha registrato l'album. Si respira infatti una genuina attitudine di vita agreste, solare e calorosa in molte delle canzoni. Il bello che questa è fusa perfettamente con le conseute distorsioni (influenzate sicuramente dal fatto che i Sonic Youth erano i supporter del loro tour al momento), più vive che mai visto che, dal primo all'ultimo secondo, questo è il disco più elettrico di Young.
Si comincia in bellezza con la vivace Country Home, biglietto da visita per il mood di tutto l'album. Questo stato di "peace of mind" è ribadito anche da Mansion On The Hill, citando: "psychedelic music fills the air, peace and love live there still". Impossibile non restare rapiti da tanta serenità, incredibilemte espressa con tonellate di feedback. C'è poi la breve White Line, dall'atmosfera on the road, che parla ancora una volta della droga, insieme a Days That Used to Be è la canzone con meno evoluzioni sonore ma sono comunque ottimamente efficaci, lasciando un retrogusto di deja-vu. Infatti quest'ultima ruba la melodia a My Back Pages del grande amico Bob Dylan. Fuckin' Up è incazzatissima e è stata un punto di riferimento per la generazione grunge, percussioni violente, testo pure (il titolo a volte si trova censurato) ed un incalzare di rumori. Molti affermano che questo disco è tra i fondamentali del movimento grunge, sicuramente ha aperto la strada ad una schiera di nuovi fan. Ci sono ben tre lunghe cavalcate elettriche: la dolce Over And Over, Love And Only Love e Love To Burn con il suo stile degno di Cowgirl In The Sand, non credo che queste tre abbiano nulla di invudiare ai classici del passato, se non altro dimostrano la vitalità di Neil e la sua band dopo tutti questi anni. Però non è trascurato l'omaggio alle radici folk. Farmer John è una cover garage rock di un vecchio pezzo anni 60 (la versione più famosa è dei Searchers, un gruppo simil-Beatles) che durava solo due minuti , qui ne dura il doppio con l'unica strofa costantemente ripetuta. Un'operazione simile a quella fatta con On Broadway nell'album precedente.
Si chiude con l'evocativa Mother Earth (Natural Anthem). La musica è presa da un antico canto popolare inglese del 1600 chiamato The Water Is Wilde oppure O Waly Waly. Neil ha riscritto il testo per farne un inno ambientalista. La melodia spirituale è ottima e coinvolgente grazie anche al cantato in coro.
L'unico vero difetto (oltre ai testi spesso banali ma era giusto che siano così per integrarsi con l'atmosfera delle canzoni) è che il gruppo è quasi in forma perfetta. Ma basterà aspettare solo un anno per sentire le ottime esecuzioni live su Weld, in cui i pezzi di quest'album saranno valorizzati al massimo. Insomma c'è sentimento e gioia, ci sono le cavalcate elettriche, c'è il garage più spinto, ci sono dei cori davvero evocativi... tutto insieme per godersi questo ottimo disco tra il focolare della propria mansion on the hill.
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