I New Bomb Turks vengono da Columbus, Ohio, e sono tra i massimi esponenti del punk in bassa fedeltà degli anni Novanta: «Destroy Oh Boy», il loro esordio per la Crypt, è senza ombra di dubbio uno dei migliori dischi del genere.

Dopo un secondo disco quasi altrettanto deflagrante, i Turchi si accasano alla Epitaph. E piovono le critiche perché a quei tempi la Epitaph è la casa degli Offspring e gli Offspring sono i detestabili portabandiera del corporate-punk: hanno venduto milioni di copie di «Smash», per cui sono venduti e voltagabbana e «Smash» fa schifo e puzza.

Per tanti, troppi, i Turchi non eviteranno il contagio per cui presto si venderanno e volteranno gabbana. Il primo disco per la Epitaph, appena più morbido dei due che l’hanno preceduto, è la prova provata che sono finiti.

Ma siccome che il terzo giorno è resuscitato Gesù Cristo, ai Turchi serve solo qualche mese in più per resuscitare pure loro.

«At Rope’s End» è una bomba di disco e seppellisce tutti i critici soloni so-tutto-io che si erano affrettati a darli per spacciati, senza considerare che la pasta di cui sono impastati i New Bomb Turks ha ben altra consistenza di quella degli Offspring.

I Turchi tornano a pestare durissimo, come ai tempi dell’esordio, sparando tredici ipercinetici e sonici punk’n’raw che è poco definire urticanti e mettono a dura prova i timpani anche dei più fedeli seguaci della bassa fedeltà. Ora, se proprio volete sapere dove puntare le vostre orecchie da verginelle e non lo sapete di già, io vi consiglio caldamente «Minimun Wages Of Sin» e «(The Cure For) The Common Cold Shoulder»; oppure puntate a casaccio, ché puntate bene comunque. Oppure, ancora, se siete pavidi, puntate decisi su «Veronica Lake», ché qui i Turchi regalano una melodia ed un ritornello killer, per quello che è uno dei migliori episodi della loro carriera tutta intera; ma anche il triplo omaggio agli Stones, nella ballata «Bolan's Crush» con tanto di banjo e pedal steel e nel roccaccio di «Raw Law», che strepitano Jagger-Richards ad ogni piè sospinto, e con un paint it black piazzato in chissà quale pezzo; e perché no, la deferenza alla storia del punk con citazioni sparse a proposito di raw power.e dead boys.

Insomma, devastanti!

E basta così, perché questo è punk ad altissimo voltaggio e non serve altro per capire l’antifona.

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