Ragazzi, ma ve la ricordate la mattina di Natale quando si era bambini?! Quel risveglio ansioso, quell’attesa fiduciosa mista alla paura che i nostri desideri potessero non essere esauditi. La magia e il mistero irrompevano nelle nostre vite; la sensazione che ci fosse una realtà diversa, un mondo sconosciuto e fatato, era tangibile e si manifestava in tutta la sua potenza proprio quel giorno. Ricordo che scendendo le scale, passo dopo passo, il cuore batteva sempre più forte; mi gustavo, gradino dopo gradino, quell’emozione vivida e stordente che solo a quell’età si può avere. Seguitemi, scendete con me quelle scale, non ve ne pentirete. Avanti, ancora un ultimo passo e potremo già intravedere i doni; un bel respiro profondo e…

Tastiere zuccherose e dolciastre che impiastrano i pezzi!

Marasma dance-epilettico che si impenna come il suono di artificiali flipper!

Peluche soffici e multicolori dalla voce inoffensiva!

Gelide tessere synth con cui potremo comporre mirabolanti puzzle 3d!

L’Albero di Natale! carico di smaltati arrangiamenti elettronici!

Chitarrine ritmiche che sfrecciano veloci come mini 4wd rosse fiammanti!

Smerigliate drum-machine che non danno tregua, come i numeri snocciolati alla tombola!

Melodie frizzanti come spumante appena versato!

Sintetiche armonie che hanno l’odore del prato del Subbuteo!

Produzione elaborata e calorica, come gonfi panettoni innaffiati da denso e cremoso mascarpone!

Il suono del basso in sottofondo! quel tocco di oscurità portato da Hordak e Skeletor!

E poi balli! Balli e fanfare scoppiettanti come i ceppi che ardono nel camino! Ballare, ballare, ballare a perdifiato! Come aveva ragione Pina Bausch: “Dance, dance, otherwise we are lost!”.

Quando la leggerezza del pop è meravigliosamente sostenibile.

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