"Come Dio Comanda", di Niccolò Ammaniti, è uno di quei libri che subito dopo averli letti, ti lascia indeciso.

La storia sotto c'è, è innegabile, ma non è scritto con quella naturalezza e bellezza che ti fa amare un libro. Tuttavia, con l'uscita del film, tratto dal libro in questione prossima, ho ritenuto opportuno recensire il libro, tra l'altro vincitore del Premio Strega 2007.

Proprio questo particolare mi lascia un po' perplesso. Ormai sono alcuni anni che i Premi Strega non mi entusiasmano più, da questo "Come Dio Comanda", come d'altronde l'ultimo Premiato, "La Solitudine Dei Numeri Primi".

Ma non divaghiamo, ed andiamo a descrivere il libro. Come dicevo, non è tanto la storia che non mi piace, che comunque sembra più adatta alla sceneggiatura di un film, (cosa che Salvatores ha capito bene), ma più che altro il modo in cui il libro è scritto.

Il libro, infatti, è scritto in modo abbastanza confuso, con forse troppe divagazioni, con un capitolo che prima descrive l'assistente sociale, poi torna a Quattroformaggi, che fino alla fine del libro non si capisce se l'autore lo vede come un personaggio negativo, o quasi come una vittima di una società malata ed egoista, e forse con non poche volgarità e scene un po' troppo "cruente", che vanno contro la comune "Biensenance", per entrare in ambito teatrale, anche se sembra che oggi sia quasi una moda...

La storia in sé narra di un padre ed un figlio, Rino e Cristiano Zena, due persone disagiate, e (loro si), vittime della società odierna che crede che per essere una famiglia per bene basti far vedere in ordine la propria casa. La madre di Cristiano è morta tempo fa, e non le si fa troppo riferimento.

I due così si ritrovano soli, ma in due, facendo sì che si crei qualcosa di più di un normale legame Padre/Figlio.

Rino, così, tenta di sbarcare il lunario con piccoli lavoretti, non disdegnando furti e furtarelli. Dal canto suo, Cristiano è il classico bulletto, che alla fine si rivela essere un ragazzo profondamente fiaccato dalla mancanza della madre.

E' proprio la "predisposizione" di Rino ai furtarelli a dare ai due l'idea di rapinare un Bancomat. Per riuscire nell'impresa, Rino chiede aiuto a Quattroformaggi, suo vecchio amico, disturbato e viziato. E' proprio la sua figura che si rivelerà essere principale, da secondaria quale viene presentata, fino a farlo diventare un vero e proprio mostro, che arriverà a violare una ragazzina di soli 14 anni.

L'opera di Ammaniti non è sicuramente un capolavoro, ma sicuramente un libro che può essere letto.

Se vi cimenterete nella cosa, però, non fermatevi alle prime 50 pagine per capire come sia il libro, ma continuate, perché come già vi ho detto è molto frammentario, ma merita comunque di essere finito.

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