Sta per sopraggiungere ancora una volta la sera, un altro giorno è passato. La luce dirada ma nel contempo si potenzia, si afferma. Il tramonto è come un'affermazione ultima e potente di chi non vuole passare, di chi sa di dover morire e poi risorgere con la stessa forza, la stessa intensità: la luce è il suo simbolo. Si intravede una figura, in maniera indistinta, ferma sulla torre della propria solitudine; il suo viso sembra giovane, incredulo e smarrito, il suo abito scuro è lambito solo da qualche riflesso di questa luce serale che come il suo animo afferma la potenza del dolore di fronte alla morte. Intorno a lei il deserto; questa terra arida di Giudea, infinita come la sua domanda e la sua speranza. Ad un certo punto, la figura abbassa la testa, sembra guardare sotto di sé; il suo atteggiamento non è di ricerca ma di riflessione, di meditazione. Ha fatto una scelta, ha seguito una guida, ha amato, ha imparato, ha dubitato e ha di nuovo amato. Ora la sua guida è morta, uccisa, lasciata nell'indifferenza, nella derisione, nel trionfo di chi, senza motivo l'odiava. La fede vacilla, l'umanità meschina e indifferente prende il sopravvento. Prima di venire a rifugiarsi qui, la donna ha rinnegato la sua guida: di fronte al mondo ha celato le sue scelte; ha rifiutato, ha dubitato, ha tradito quella parte di se stessa che un tempo le dava la forza di resistere, di vivere e di sopravvivere. Il dolore porta disperazione, dubbio, sgomento: dentro di sé la donna sente ancora il sole pungente, accecante del pomeriggio; sente ancora nei suoi occhi lo sguardo di Lui, la forza e la dignità di occhi che si spegneranno per una morte santa e innocente.

Tuttavia una domanda continua a ripetersi dentro di sé: dove sei Tu, la mia guida, la mia strada? Perché gli uomini hanno vinto su di te? Sta cercando un segno; tutto quanto è successo è solo frutto dell?immaginazione stanca, un sogno, Tu sei qui con noi e noi continueremo a cercare di modellare la nostra vita sulla tua.

Da quassù vedo la mia terra, il cielo; ci hanno insegnato che tutto quanto è segno della tua potenza. Quassù sono venuta per rifugiarmi dal dolore e dalla morte. Il dubbio mi attanaglia: dove sei mio Signore? Tu esisti davvero oppure tutto quanto è frutto della mia mente?

Ti ho rinnegato perché il mio dubbio è diventato timore e il timore panico: gli uomini sono sembrati più forti di te.

Ora guardo la terra perché non oso guardare il cielo; sarebbe come affrontare ancora il tuo sguardo. Questo cielo mi avvolge ma non mi soffoca. Si, sono inquieta, svuotata, ma non intendo venir meno alle mie scelte; non torno indietro: ti ho rinnegato, forse ancora ti rinnegherò se la paura della solitudine e del non poter fare a meno degli uomini si fa più forte della fedeltà al nostro patto. Continuerò il mio cammino chiedendomi se questo cielo, questo tramonto e quanti verranno come questi non siano il segno che sto cercando, il segno della Tua esistenza, di ciò Tu stesso ci hai detto: dopo il tramonto e la morte, la resurrezione e la vita.

Grazie Nick

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