Il primo album dopo il cambio di etichetta è, comunque, sempre difficile. E credo che tale lo sia stato anche per i Nile, che seguo sin dalle origini della loro vita discografica, poiché palesarono subito evidenti qualità distintive, in primo luogo per il concept derivante dalla storia dell'antico Egitto e poi per come tali ambientazioni venivano replicate nei brani.
Ho sempre apprezzato il fatto che, nonostante non si sottraessero mai alla materializzazione di un sound potente e maestoso in ambito death metal, però sapessero donare ad esso una notevole varietà e lo arricchissero di dinamiche strutturali in grado di renderli pressoché unici. Grazie a quattro lavori rilasciati via Relapse hanno dimostrato che l'abbinamento tra tecnica e brutalità, con supporto di idee originali e creative, consente ancora di produrre suoni capaci di sfidare e impressionare. Non mi sono noti i motivi per cui il sodalizio con la label si sia interrotto, fatto sta che adesso li ritroviamo accasati presso la Nuclear Blast e l'impressione derivante dall'ascolto di "Ithyphallic" è che abbiamo cercato di consolidare le posizioni in attesa di futuri sviluppi, quasi a non voler deludere le aspettative del nuovo datore di lavoro, ma al tempo stesso congelando il processo evolutivo. Il che si traduce in dieci pezzi, che finiscono persino per risultare più monolitici e "cattivi" di quanto ci avessero fatto sentire sinora, ma perdendo così quel valore aggiunto derivante da una gestione raffinata delle sfumature, dei dettagli e dei particolari.
D'altro canto hanno ulteriormente migliorato l'aspetto tecnico/strumentale/vocale e lasciano che i brani vengano ammorbati da atmosfere cupe e sinistre (quasi in odore di Morbid Angel) e da break cadenzati o rallentati (senza mai limitarsi a soluzioni lineari) che li rendono sicuramente interessanti. Quale ulteriore annotazione mi preme evidenziare come "Ithyphallic" sia arricchito da una canzone eccezionale, quale "Even The Gods Must Die", che ha la funzione di chiudere il cerimoniale per mezzo di ambientazioni tenebrose, suoni granitici e cattiveria concentrata pura.
In definitiva possiamo dire che i Nile si sono in parte allontanati dalle proprie radici più antiche per concentrarsi sulla stesura di un'opera maggiormente aderente ai canoni death tradizionali, ma per questo meno ricca di inventiva, pur se indiscutibilmente perfetta.
Un po' troppo "normali" e perciò gli tolgo un punto...!
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