I Nile: chi non conosce i Nile? Tutti conoscono i Nile e tutti comprano i loro dischi (infatti sono uno dei pochi gruppi Death che riescono a campare di musica). Sono sicuro che tutti avranno comprato "Ithyphallic" e sono sicuro che a tutti è piaciuto. Ma a me no.

E' capitato a tutti, credo, di andare a pisciare in un bagno pubblico talmente soprappensiero da pisciare ovunque meno che nell'apposito buco. E' capitato a tutti. Si, è capitato proprio a tutti, Nile compresi; oddio, non so cosa Sanders e soci combinino nell'intimità del cesso pubblico, ma so per certo che quando nel 2006 sono andati in Studio a comporre "Ithyphallic" (pubblicato però nel 2007) hanno tirato giù di tutto meno ciò che IO volevo che componessero (se la metafora non vi è chiara, io sarei la turca, i Nile quelli che pisciano e le mediocri canzoni di "Ithyphallic" sono gli schizzi di piscio fuori traiettoria.)

Chi li ha conosciuti con "Amongst The Catacombs Of Nephren Ka" si ricorderà di quella strana band che mescolava il Brutal Death metal con tipiche melodie egiziane, ricorrendo talvolta anche a strumenti tipici. Chi invece avesse ascoltato "Black Seeds of Vengeance" aggiungerà alla descrizione precedente anche una mostruosa dose di tecnica. Chi li ha conosciuti con "In Their Darkened Shrines" e "Annihilation Of The Wicked" parlerà invece di una delle più innovative, tecniche, e cazzute band Brutal Death in circolazione, capace di fondere elementi musicali dell'Antico Egitto con l'oscurità e la violenza tipica del Brutal e nel contempo dotarli di un'atmosfera imperiosa e grandiosa. Beh, la ricetta è sempre la medesima ma questa volta la ciambella non è venuta con il buco.

"Ithyphallic" è noioso, tanto noioso: quello che in "Annihilation O The Wicked" era barocco, qui diventa Kitsch, quello che era tenebroso diventa scialbo, quello che era superlativo, mediocre. Un vero passo indietro rispetto a quanto i nostri si erano dati da fare a tirare su con i due album precedenti: un disco poco spontaneo e che spesso scade nella banalità.

Innanzi tutto non mi è piaciuto che Sanders, chitarrista e cantante, si limiti a suonare e non canti più in maniera considerevole. Il Growl di quell'altro è infatti tutto uguale e senza duetti, risulta noioso. In secondo luogo non ho capito cosa sia capitato a Sanders; spara degli assoli praticamente a cazzo facendo esclusivo (o quasi) uso della leva. Terzo, il batterista; è molto preciso e veloce, ma in tutta onestà Laureano era un'altra cosa.

Qualche bel riff (ma decisamente di seconda mano) lo si ritrova in "Eat Of The Dead", song in cui non ci viene risparmiato uno di quegli assoli stupidotti a cui i Nile non ci avevano abituato. Falliti tentativi di ritornare ai fasti etnico-strumentali di "Black Seeds of Vengeance" emergono invece in "The Infinity Of Stone", inutile e bruttina traccia strumentale di circa due minuti. Melodie da cartone animato aprono "Even The Gods Must Die"; pachiderma conclusivo di oltre dieci minuti; una canzone "plasticosa" che tenta di diventare "Annihilation Of The Wicked II" se non fosse per le piagnucolose chitarre acustiche nel finale.

Ma il peggio deve ancora venire; i Nile erano talmente a corto di idee da essere costrtti a riciclare l'apertura della vecchia "Stones Of Sorrow" in "What May Safely Be Written". E poi cosa combina il chitarrista? Un altro solo sboldro e sguaiato che fa scendere ancora il voto della canzone.

Da qui si arrivano alle ridicolaggini di una canzone che si intitola "Papyrus Containing The Spell To Preserve Its Possessor Against The Attacks From He Who Is In The Waters"; una canzoncina che, a dispetto del titolo chilometrico, dura meno di tre minuti e vuole fare il verso alle tirate velocissime dei loro dischi precedenti. Il risultato non è il medesimo; i riff sono tecnicissimi ma tutti uguali, più volti a sottolineare l'aspetto tecnico che non quel fantastico amalgama tra cultura egizia e Metal estremo. Insomma sembrano dei difficili pezzi di chitarra infarinati in una melodia che con l'Antico Egitto non c'entra niente ma vorrebbe tanto entrarci in qualche modo (vale a dire l'esatto opposto di quello che dovrebbero fare i Nile). La Title Track è l'unica a fare una figura decente o se volete, l'unica pisciata che va a finire nel cesso.

Né io né voi gradiamo il Track By Track ma, dato che sto parlando male niente meno che dei Nile, mi sembrava doveroso indicarvi nel dettagli cosa c'è che non va e invitarvi a notare le differenze con gli Album precedenti. "Ithyphallic", duole dirlo, è deludente; probabilmente rispetto agli Standard del Brutal Death fa un figurone, ma se confrontato con la bella discografia dei nostri americani, raggiunge a stento la sufficienza. Un disco poco ispirato, tutto permeato da un piattume che nemmeno la tecnica strabiliante dei nostri riesce a risollevare; e la colpa, duole ancora di più dirlo, non è tutta di una produzione inadeguata e troppo pulita. Ad aggravare la situazione, arrangiamenti di serie B, altro pugno in testa a chi si ricordava le epiche atmosfere dei lavori precedenti.

Per farla breve, potrei farvi una seconda metafora; se ad un disco come "In Their Darkened Shrines" (uno dei due migliori insieme ad "Annihilation Of The Wicked") si poteva paragonare un film ridondante ma magniloquente come "Ben Hur", a "Ithyphallic" corrisponde, continuando il paragone cinematografico, il brutto e "thrashissimo" "Troy".

Elenco tracce testi e video

01   What Can Be Safely Written (08:15)

02   As He Creates So He Destroys (04:36)

At the seething and fiery center He sits upon his ebon throne Within his halls of darkness Which no man has seen and survived the vision Both blind and bereft of mind He pipes unceasingly on his reed flute And the notes that rise and fall in measured patterns Are the foundations of all the worlds Ever calculating in sound the structure of space and time Were his flute ever to suddenly fall silent All the spheres would shatter into one another And the myriads of worlds Would be unmade As they were before creation The flute of the blind idiot Both makes and unmakes the worlds in ceaseless Combinations Spinning on the woven carpet of time No creation without destruction No destruction without creation To unmake a thing is to make another Each time a thing is made Another is destroyed [solo: Dallas] The idiot god on his black throne Does not choose What shall rise into being And what should pass away He cares only to maintain His mindless unholy music of Random creation and destruction No living creature can look upon his face And endure its terrible heat And black radiance That is like the reverberating unseen rays of molten iron Which strike and burn the skin Of those who would dare Gaze into the countenance of the idiot god Never does he receive supplicants In his black halls of uncouth angles and strange doors Nor does he ever hear prayers or answer them Endlessly he pipes And endlessly he devours his own substance For his hunger is insatiable As he consumes his own wastes after the custom of idiots As the god creates So he destroys

03   Ithyphallic (04:40)

04   Papyrus Containing the Spell to Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is in the Water (02:56)

05   Eat of the Dead (06:29)

06   Laying Fire Upon Apep (03:25)

07   The Essential Salts (03:51)

08   The Infinity of Stone (02:04)

09   The Language of the Shadows (03:30)

10   Even the Gods Must Die (10:01)

11   As He Creates So He Destroys (instrumental) (04:50)

12   Papyrus Containing the Spell to Preserve Its Possessor Against Attacks From He Who Is in the Water (instrumental) (02:56)

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Altre recensioni

Di  RobyMichieletto

 L’impressione derivante dall’ascolto di 'Ithyphallic' è che abbiamo cercato di consolidare le posizioni ma congelando il processo evolutivo.

 'Even The Gods Must Die' ha la funzione di chiudere il cerimoniale per mezzo di ambientazioni tenebrose, suoni granitici e cattiveria concentrata pura.