Ogni volta che mi appresto ad ascoltare per la prima volta un nuovo lavoro di Trent Reznor sono sempre avvolto da un turbinio di diverse emozioni ed inquietudini.

La figura di Reznor mi ha sempre affascinato ed incuriosito moltissimo, nel bene e nel male. Un bambino che a 6 anni già studiava e suonava al pianoforte la "terza fase" di Mozart; che a 10 era già polistrumentista suonando violiono e saxofono; che da adolescente si da ai sinths, alle tastiere, al basso, alla chitarra e infine al canto. Insomma un musicista, completo, che arriva ai 23 dopo aver studiato suoni applicati al pc, alla decisione di distruggere la musica. Si innamora dell'industrial, forse il meno melodico di tutte le sfaccettature della musica leggera. Se non lo ha inventato, perchè lascio la palma ai Ministry, ha sicuramente avuto il merito di sdoganarlo verso le grandi platee. Piazza dopo gli albori dei primi 7 cd, già molto apprezzati, due capolavori; due pietre miliari quali "THE DOWNWARD SPIRAL" e "THE FRAGILE". Poi sparisce, si cristallizza come Young Solo nell'antracite. Problemi di droga, partecipazioni sporadiche per colonne sonore di film molto impegnati, qualche musica di fondo per giochi per consolle e niente più per oltre 6 anni. Riappare con "WITH TEETH" nel 2005, cui fa seguito "YEAR ZERO" ad inizio 2007.

"Solo" 5 album in studio su una discografia di 25 "Halo", il nome con il quale identifica cronologicamente ogni sua uscita, compresi singoli, remix e covers. Il primo più rock, il secondo più elettronico, entrambe molto più melodici della precedente produzione anni '90 e per questo ovviamente criticatissimi. Sia chiaro però che non siamo di fronte ad una deriva in stile "LOAD" e "RE-LOAD" per intenderci. Semplicemente, il nostro fenomeno compie i suoi 40 anni, e invece di sedersi in poltrona e scrivere canzoni che ricalcano i suoi grandi successi del passato, si tuffa con ambizione in una nuova sfida senza però perdere il suo stile. Ossia cura maniacale dei suoni, delle registrazioni, dei mixaggi, ricerca di nuovi bravissimi "mercenari" per i suoi live show, di cui si leggono magnificenze negli ultimi due anni trascorsi on the road. Testimone oculare della prestazione a Milano dell'anno scorso, sono ancora sotto shock! Eccezionale. Torna alla forma di canzone, dopo averla violetata per anni. Riscopre in alcuni pezzi la batteria al posto di quella campionata, avvalendosi dell'ottimo Freese. Spara fuori 2 album per un tot di 30 tracks, un po troppe. Personalmente ritengo che se avesse compresso i due album in uno solo, con le migliori 12, avrebbe prodotto il miglior album degli anni 2000. Invece si sputtana con pezzi demenzialmente canori come "CAPITOL G" (pure singolo), che ne fanno intravedere il limite. La sua vanità.

Trova pure il tempo di produrre il nuovo album di Soul Williams, che diventa il suo nuovo "appredista" dopo aver mollato Marylin Manson, da lui forgiato nel silicone, (e prodotto per Antichrist e Mechanical) al suo triste declino senza la supervisione del maestro Jedi. Partecipa a scrivere "ERA VULGARIS" con i QUEEN OF THE STONE AGE, si racconta esca spesso a cena con gli amici David Bowie e Martin L. Gore in quel di Londra, e intraprende una guerra giornalistica contro le major musicali, stralciando ogni suo contratto e decidendo di autoprodursi. Annunica un nuovo album nel 2008, seguito di "Year Zero", che descrive come "la colonna sonora del suo primo film che verrà e ancora non esite". Dulcis in fundo, siccome si annoiava, mi sforna questo "HALO 25", ossia il vecchio vizietto del remix del suo ultimo album, che si pensava avesse abbandonato non avendolo prodotto dopo l'uscita di "WITH TEETH", spezzando una tradizione decennale. L'ennesimo colpo teatrale insomma, di una mente egocentrica, immodesta, contorta, diabolica ma sicuramente molto potente.

Si aprono le danze con "GUNSHOTS BY COMPUTER", ossia esattamente la già ottima opening di "YEAR ZERO" in sottofondo (hyperpower, un pezzo in stile puro industrial anni 90) con sopra il rappato di Soul Williams alla voce. Un mix che crea un pezzaccio diretto al cuore. "The GREAT DESTROYER", ricantanta con sotto una semplice chitarra acustica, molto grunge in stile seattle, che passa all'ingresso dell'elettronica in modo talmente dolce che quasi non te ne accorgi. Non scaricatevi questo cd gratis da internet per favore. E' un inno alla perfezione dei suoni di sottofondo, lo uccidereste. Chi sia la 34enne modwheelmood che canta sotto con lui,onestamente non lo so. Ma è brava, magari anche nel suo letto? "MY VIOLENT HEART" con piraterobotmidget è remixata in stile molto acido. Il pezzo si presta e ne giova, risulta più bella dell'originale. I LADYTRON mi piacciono molto, e mi sono anche piaciuti molto a Milano di spalla. In questo pezzo n.4 "THE BEGINNING OF THE END" mi sembra prendano un po troppo a piene mani alcuni suoni tipicamente DAFT PUNK all'inizio del brano. Troppo robotici, per non sembrare scopiazzati. L'agonia in dissonanza del resto del pezzo però è notevole. Soul Williams torna nel remix di "SURVIVALISM" (l'originale è un capolavoro) che è un continuum con la traccia precedente senza soluzione. Notevole. Entra sotto il ritornello strisciante, come uscisse da una vecchia radio, poi ancora un mini richiamo daft punk, ed infine l'esplosione quasi disco in salsa chemical brothers. E mi ritrovo a ballare sulla sedia come un ragazzino! Al che mi dico, se tutto l'abum è così ho speso bene i miei soldi. Aspettativa subito mortificata dal brano successivo purtroppo. Per quanto, ci volesse poco ad innalzare le quotazioni di "CAPITOL G" originale, (che rimane una cacata non degna di lui) il remix resta un pezzo questo degno solo di qualche lap dance bar dell'est europa, stile l'ultimo video di Brittney Spears. Fate vobis...

Per il remix di "VESSEL" mi ritrovo niente pò pò di meno che il buon Bill Laswell. Si torna finalmente sul pianeta tristezza, la condizione di base per una buona musica da cameretta. Il pezzo però nonostante crei un atmosfera gotica da chiavata in assenzio e bondage, non decolla del tutto. Troppo decadente, seppure la decadenza non sia mai un limite. "THE WARNING" è già forse il mio pezzo preferito su "YEAR ZERO". Qui è innalzata a capolavoro. Una intro da film di Dario Argento, apre la pista al cantanto con sotto tribali degni di una danza di morte Zulù. Il tutto è incollato assieme da cupi bassi in loop. Il brano diventa così un lento molto profondo e angosciante, orfano delle chitarre di Aaron North che pure davano all'originale quel tocco punk che così tanto gradivo. Su chi sia Stefan Goodchild, sorry ma anche qui ammetto la mia ignoranza. "MEET YOUR MASTER (The Faint)" è molto easy listening. Forse troppo. Questo cd mi spiazza, passo da picchi assoluti a picchi di merdosa noia in salsa new elettrobit. Bah? In "GOD GIVEN", Stephen Morris&moglie danno un tocco di mediocre campagna inglese ad un pezzo made in Hollywood. Un mix deprimente, noioso e stancante. Ahia, mi sa che sono stato troppo buono fin qui. Pensavo fosse amore e invece era un... ma aspetta... "ME I'm NOT" si apre bene. Quando però vedo che dura oltre 14 minuti di solo elettronica pura, skippo. Eddai, sono pur sempre un ex metallaro, non si può chiedere troppo alle mie orecchie abituate alla saturazione dei Marshall valvolari per troppi anni.

"ANOTHER VERSION OF THE TRUTH" è un pezzo volutamente teatrale e minimalista. Il violino che entra mi riporta subito a Frau Brucher in Frankenstein Jr., e mi si accende un ghigno in volto. Si va poi verso una deriva di archi e viole in dissonanza, che so già faranno il nirvana di molti ex conservatoriani ma a me onestamente riportano alla triste fine del buon Morgan post Bluvertigo. Sarà anche arte superiore, ma io non sono ancora pronto. Attendo anch'io la mia terza fase (quella dell'orchite) per poter apprezzare. "IN THIS TWILIGHT" (che adoro nella sua versione originale) è anch'essa da flebo/pera/fatina blu. Da sano davanti al mio pc non c'azzecca. Si chiude con una "ZERO SUM" molto toccante, che sembra essere stata scritta per il finale di un colosall. Manca solo la frase: "e tutto svanirà, come lacrime sotto la pioggia" e poi ci siamo.

Per chi ce l'ha fatta a seguirmi fin qui dico che: tirando le somme, è un cd che mi piace molto, ma su 14 tracce un 5/6 sono proprio da eliminare. Le vette però dei remix riusciti sono davvero molto alte. Per questo, continuo la mia passionata ricerca della mente reznoriana, sforzandomi di carpire il segreto della sua anima così eclettica. Da ascoltare originale, con un ottimo stereo e le cuffie.

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