Il contatto tra gli statunitensi e la cultura tiki delle isole Hawaii produsse, verso la fine degli anni cinquanta, la cosiddetta musica exotica, una sorta di lounge rivisitata in chiave polinesiana, caratterizzata dall'uso di percussioni allora inedite o, comunque, confinate nel ristretto mondo della world music e del folklore.

Nino Nardini, compositore francese di origini italiane, riporta alla luce questo sound e ci regala un disco che definirei di new-exotica. Rispetto ai primi lavori caratterizzati dall'uso dei bongos, dell’ipu (la zucca scavata), dei pu’ili (sonagli di bambù), degli ‘uli’uli (sonagli ricavati da piccole zucche) nonchè dall'utilizzo di voci femminili dal fascino misterioso (al riguardo consiglio a tutti l'ascolto della trilogia di Martin Denny, il creatore e il maestro di questo genere) Nardini inserisce strumenti elettronici quali tastiere e chitarre wah-wah, sostituendo all'utilizzo delle voci le stringhe, ottenendo così un sound più moderno, quasi funk (siamo nel 1971).

Ascoltate brani quali Murmuring Leaves, Shere Khan, Bali Girl, Tropical per capire cosa intendo. Le atmosfere di questi brani rendono giustizia alla natura e allo scopo delle sonorizzazioni: portare alla mente immagini, suggerire situazioni, favorire l'evasione.

L'era digitale ha riportato in luce questi autori, mai apprezzati nella giusta misura: possiamo godere così di alcune riedizioni di quest'opera che vi consiglio caldamente di esplorare.

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