Lo confesso: sono un debole.
Nonostante avessi pure ascoltato il loro album d'esordio, "Hotel Tivoli", che a parte un bel suono pulito e un paio di spunti interessanti era una noia mortale; nonostante se mi restasse mezz'ora di vita la passerei ascoltando quell'album perché mi sembrerebbe durare un'infinità; nonostante mi fossi promesso, in buona sostanza, che non mi sarei fatto ingannare da tutte le recensioni positive che leggevo qua e là fra blogger fighetti e webzine; nonostante mi fossi promesso di non volermi rifare a tutti i costi dicendo, a quelli che quando dicevo "bello la Malavita dei Baustelle" e loro mi guardavano come fossi un mentecatto perché ho scoperto i Baustelle solo ora che hanno cominciato il loro declino commerciale con le major, e non dai tempi gloriosamente indie dei primi due album: "e i Non Voglio Che Clara, conoscete?"; nonostante mi stiano sui coglioni tutti quelli che "io ascolto solo musica indie"; nonostante tutto ciò, sono un debole.
Mi sono procurato il nuovo "album capolavoro" dei Non Voglio Che Clara, che si chiama Non Voglio Che Clara, e che, manco a dirlo: un bel suono pulito, un paio di spunti interessanti, una noia mortale.
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