Siamo sempre nel 1970 e tra i gruppi di minor spicco e successo nel panorama progressive europeo ecco i Nosferatu. L'unico album che danno alla luce, "Nosferatu" appunto, è un progressive in piena regola, con fiati (sax e flauto), tastiere, intermezzi strumentali di matrice jazz, accennate contaminazioni blues soprattutto per quanto riguarda il sound. Evidentemente questo non bastò per conquistare la ribalta e, in un periodo in cui band straordinarie passarono sotto silenzio o quasi (mi vengono in mente i vari Cressida, Quatermass, Egg ecc..), realizzare un buon album e non un capolavoro significava l'anonimato certo. Come se non bastasse, il nome sinistro e la copertina terrificante (terrificante in ogni senso, poichè è bruttina anzi che no) non fanno altro che fuorviare il potenziale ascoltatore che, giustamente, si aspetterebbe atmosfere estremamente cupe, magari richiami ai Can o Amon Duul (tanto per dirne due). In realtà il disco è, sì, piuttosto ruvido, con una voce sporca molto "rock", e le atmosfere spesso si dilatano echeggiando momenti psichedelici, tuttavia nel complesso risulta orecchiabile e facilmente accessibile ad un ascoltatore medio di progressive.

"Nosferatu" si apre con "Higway" (brano incentrato su chitarre e tastiera) che annuncia subito la cifra stilistica del resto del disco: parti più hard rock, inframezzate da parti strumentali, come detto prima, di derivazione jazz. Segue "Willie the Fox" classica suite di 10 minuti in cui la sezione ritmica risulta fondamentale, dove i cambi di tempo si susseguono e il flauto recita il ruolo da co-protagonista, forse il miglior brano, se consideriamo che, ascoltato questo, il resto è un ripetersi grosso modo dello stesso schema (la pecca più grave dei Nostri). "Found My Home" e "No. 4" (brano strumentale) scorrono senza emozionare particolarmente, "Work Day" ha cadenze blues più marcate e si distingue leggermente dalle altre. Chiude il tutto "Vanity Fair", a mio avviso l'unica vetta dopo "Willie the Fox": la minestra è la solita, ma in questo caso con un pizzico di sale in più risulta più buona.

"Nosferatu" sarà l'unica produzione di questa band tedesca, un buon album nel complesso, con tutti i limiti descritti, non un pezzo di storia, non una perla rara, ma una curiosità da scoprire ed ascoltare per gli amanti del genere.

Carico i commenti... con calma