Ho scoperto questo gruppo per caso, e mi sono avvicinato a loro senza sapere nè che fossero italiani nè la proposta che offrono. Sono rimasto folgorato.

Progetto di un certo Giancarlo Erra cui si sono aggiunti da questo album gli altri componenti, i Nostri ci regalano una miscela gassosa di Floyd, Porcupine Tree, Eno e Sylvian, il tutto messo a disposizione di Erra per essere caratteristicamente rielaborato e irrorato di minimalismo e di sobrietà.

Sì, se c'è una cosa universalmente apprezzabile infatti è l'equilibrio: il tasso alcolico non è mai alto, non c'è anzi, e una lucida malinconia avvolge, avvolge, avvolge. Fin dalla breve introduzione provo un senso di benessere che non ha pari; poi quando la lenta batteria di Places Remained a fatica presenta un fantastico strato di tastiere e di chitarre che ti sommerge completamente.

Sì, è questo. Ascoltare "Lightdark" è tornare feto. Il mondo non vi sembrerà più bello di prima, perchè lo dimenticherete, vi chiederete se sia in effetti mai esistito. Se chiuderete gli occhi, fluttuerete piano, trasportati dalla voce gentile di Erra che, la tua mano stretta nella sua, ti condurrà in un mondo nuovo, liscio, lindo, nitido.

Sì, il nitore di pezzi come Kites sbaraglierà ogni dubbio che vi sia rimasto, se ne sarà resistito qualcuno ai viaggi psichedelici delle altre tracce. E' vero che ad ogni accordo di From Silence to Noise vi sembrerà che da un momento all'altro Steven Wilson possa pronunciare "We lost the skyline...", ma questo rende tutto più affascinante, come gli sbuffi ectoplasmatici à la Sylvian di The Misplay. E vi sembrerà ovvio che Someone Starts to Fade Away rechi con sè la voce di Tim Bowness, come saranno ovvii gli splendidi cameo di un turgido contrabbasso.

Sì, e alla fine converrete con me che è una vergogna che su Wikipedia esistano solo le pagine inglesi e olandesi di questo nostro gioiello.

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