Due enormi torri di evaporazione da cui esce una fiumana di vapore: radioattivo o non radioattivo?

Un ghigno malefico nell’aria, uranio, plutonio, torio, catene di decadimento. Raggi alfa, raggi beta, raggi gamma. Non guardano di che colore hai la pelle, se sei ricco o povero, ti trapassano con naturalezza e poi sono problemi tuoi. Se fonde il nocciolo è un bel casino.

E’ il prezzo da pagare per mandare avanti il mondo, mandarlo avanti nel modo che è stato stabilito.

Non tutti però sono d’accordo, c’è ancora chi ha la forza di fare sentire la propria voce, di esprimere il dissenso. Lo fece Dan Lilker con i suoi Nuclear Assault, creatura nata dopo la sua dipartita dagli Anthrax, un gruppo thrash metal, ma anche un gruppo hardcore, insomma per gli amanti delle etichette un gruppo thrashcore. Il thrash della costa est era differente da quello della costa ovest, l’hardcore era nel DNA dei musicisti di New York.

“Survive” è una sberla in faccia della durata di mezz’ora, un ceffone che vuole scuotere gli animi. Riff cartavetrati si uniscono a ritornelli sguaiati e strafottenti che urlano a tutti di svegliarsi dal torpore, di iniziare a pensare con la propria testa. L’adrenalina è sempre a palla, si passa da canzoni corte sui due minuti a canzoni cortissime, la proto-grindcore “PSA” (qualcuno ha detto Brutal Truth?) dura pochi secondi. Unica eccezione è la cover dei Led Zeppelin (“Good Times, Bad Times”) posta in chiusura.

L’importante in fondo è sopravvivere.

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