La musica dei Nucleus è indubbiamente da annoverare tra le più raffinate espressioni del rock negli anni ’70.

Ideati, formati e pilotati dalla mente intellettuale di Ian Carr, trombettista, rientrano nella cerchia di quei gruppi orbitanti intorno alla cosiddetta “Scuola di Canterbury”: una corrente musicale inglese degli anni ’70 principalmente indirizzata verso il progressive rock d’avanguardia (Soft Machine, Matching Mole) e di matrice più hard (Colosseum), ma estesa ad abbracciare anche influenze prettamente jazz o psichedeliche.

I Nucleus rientrano in quest’ultima categoria, potendo il loro genere essere definito progressive jazz-rock. Essi vantano una discografia ventennale iniziante nel 1970 con l’album “Elastic Rock”, che va progredendo e innalzandosi di livello per circa tre anni, cioè fino a “Labirynth” del ’73, in seguito la qualità esecutiva resterà sempre eccelsa, ma verrà meno l’elemento di innovazione, sperimentazione continua, essenza stessa del prog-rock. Sebbene “Belladonna” sia più da considerarsi un album di un Ian Carr solista, rimane probabilmente la vetta più alta toccata dal gruppo, considerato anche il prestigio della lineup che vede, un nome su tutti oltre a Carr: Allan Holdsworth alla chitarra.

Si tratta di un disco dalle atmosfere soffuse, a tratti quasi ambient, adatto all’ascolto in una fredda giornata di pioggia, in poltrona, con un libro in una mano e una tazza di the nell’ altra, in perfetto British Oldstyle. La musica presenta ritmiche blues e jazz nella maggior parte dei brani, con le maggiori espressioni di tecnica nei brani “Mayday” e “Hector’s House”; sono presenti passaggi psichedelici, anche se molto sparuti, soprattutto nel primo brano “Belladonna”; per quanto riguarda l’improvvisazione, capitolo a parte: siamo al cospetto di giganti del jazz e i lunghi assoli di chitarra, sax, piano e tromba sono il fulcro di tutte le composizioni. I brani di maggior risalto sono a mio parere “Remadione” e i sopracitati “Mayday” e “Hector’s House”: gemme di limpida bellezza, contenenti sia impressionanti dimostrazioni di tecnica esecutiva, che spiccata originalità compositiva.

Musica elevata, destinata ad un ascolto elevato e quanto mai selezionato. “Belladonna” è un torrente di note che sgorga alternatamente rapido e vibrante o riflessivo, leggiadro e sofisticato; tuttavia è sbagliato e riduttivo cercare di definirlo con la forza del lògos, con razionalità e logica, poiché e contrario al fine irrazionale di quest’arte suprema.

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