I Nucleus Torn sono un gruppo svizzero di ben 7 elementi dedito a una  originale commistione tra neo-folk, metal e avantguarde. "Knell" è il seguito del fortunato "Nihil", le cui particolarità vengono amplificate e rese più mature in questo seguito. Dal punto di vista musicale il gruppo può ricordare qualcosa degli Opeth: arpeggi acustici di chiara matrice folk si alternano a brusche accellerazioni metal, ma il mood generale è molto più oscuro e decadente rispetto ai lavori della band svedese: le parti silenziose e le pause hanno la stessa importanza di quelle sonore, le inquietanti sezioni d'archi e il pianoforte ricreano alla perfezione un'atmosfera inquietante e cupa, in cui i testi, incentrati sul binomio vita-morte, esplorano i regni del dolore e della disperazione.

Il primo brano, (tutte le canzoni sono sprovviste di titolo) della durata di 8 minuti, dominato dalla chitarra acustica e dalla voce di Maria d'Alessandro, con importanti apporti di flauto e violino, e una piccolo cameo per le chitarre elettriche verso metà brano, ha un'atmosfera dimessa e rarefatta, in cui, come già detto, anche le parti silenziose hanno una loro funzione. Nella seconda parte, di quasi 15 minuti, nonostante l'intro nuovamente di chitarra acustica e violino, è la chitarra elettrica la protagonista assoluta, ora in passaggi atmosferici, ora in altri più propriamente distorti, in un continuo duetto con la voce, questa volta maschile, di Patrick Schaad. Il brano viaggia su coordinate più classiche rispetto al precedente, ma non mancano intermezzi dissonanti, in cui sia il flauto che il violino riescono a ritagliarsi uno spazio. Nonostante la sua durata mostruosa, quasi 30 minuti, la terza parte è forse il brano più riuscito tra i 4: costruito secondo il tipico schema di una suite, si alternano momenti diversi musicalmente parlando, legati tutti da quell'atmosfera plumbea di fondo. E' anche il brano in cui le varie anime del gruppo si fondono meglio: a una prima parte "metallica", con voce maschile, segue una sezione acustica con voce femminile. Da li in poi il brano prende il volo, poichè il pianoforte, che fino ad ora era rimasto in secondo piano, prende il sopravvento sugli altri strumenti, rendendo il brano quasi una composizione da musica classica o da camera, in cui, con l'apporto del violino, del flauto e della batteria, si toccano vette di malinconia ed eleganza inimmaginabili. Pianoforte che chiude l'album con un solo che occupa l'ultima parte dell'album.

In definitiva un album ostico, che ha bisogno di molti ascolti per essere apprezzato, ma allo stesso tempo rappresenterà una vera e propria esperienza sonora

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