Corredato da una immagine di copertina evidente tributo all’opera “San Giorgio e il Drago - Gustave Moreau, XIX secolo - fanno il loro ritorno sulla scena metal internazionale i più noti e longevi Deathsters Floridiani sulla piazza peraltro con alle spalle due lavori post-reunion inutili se non platealmente orrendi: il fiacco e monocorde “Frozen In Time” ma soprattutto il davvero esecrabile “Executioner’s Return”; considerato ciò sull'eventuale roseo [anzi plumbeo] futuro artistico dei licantropici per eccellenza sinceramente non avrei scommesso neppure mezzo tallero: e invece, in maniera inattesa, pare che gli artistici “Darkest Day(s)” siano stati positivamente aggirati e che siano nuovamente in grado di estrapolare dalla arrugginita mannaia qualche discretamente assestato et efficace fendente.

Ca va sans dire: ciò che viene proposto nel nuovo lavoro risulta sempre (e solo) il loro tipicamente rozzo e belluinamente ignorante Death Metal: all’interno delle nuove tredici tracce non alberga alcunché di nulla che non sia stato già ampiamente proposto in precedenza (se ne guardano bene anche solamente dal pensare di farlo), al contempo ciò chè lascia positivamente colpiti è il fatto che il corpus centarle dell'opera sia costituita da pezzi nei quali (l’ottima biade iniziale “List Of Dead”, “Blood To Give”, le piacevolmente sulfuree “This Life” e “Lost Inside”hanno ritrovato una certa capacità di saper coinvolgere chi ascolta grazie a un rinnovato vigore ed altresì una dinamica esecutiva sufficientemente variegata: elementi tristemente assenti nelle sortite discografiche antecedenti.

E’ del tutto evidente che ci si trova innanzi un lavoro che può risultare gradevole solo per coloro i quali, davvero troppi anni addietro, si sono convintamente slogati l’osso del collo con il formidabile “Cause Of Death” (‘90) o magari con il buon “World Demise” (‘94): John Tardy persevera efficacemente nell’ululare alla luna e la (diciamo così) allegra combriccola à latere si cimenta nello snocciolare il solito ferale e feroce tappeto ritmico-percussivo di cieca death-osservanza. E' chiaro che le nuove leve, cresciute a pane e brutaldeathgorepornosplattergrind, oppure gli eventuali curiosi extrametallici, gli amanti del giardinaggio e/o della paziente arte dell’origami possono starne tranquillamente e abbondantemente alla larga: il rischio, per costoro, è quello di finire nel guiness dei primati per disarticolazione della mandibola causa sbadiglio formato leone della savana.

Astenersi perditempo: UH!

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