Non è semplice per me recensire il nuovo disco degli Obituary, l'undicesimo in oltre trentacinque anni di carriera. Sono stati per tutti gli anni novanta tra i miei capisaldi assoluti del Death Metal, grazie ai primi tre "evangelici" lavori (per la precisione l'esordio Slowly We Rot è datato 1989). Hanno proseguito, in maniera molto irregolare dal punto di vista della tempistica, a pubblicare album senza un minimo di variazione musicale: diretti, spietati, Old School per farla breve. Guidati dai fratelli John e Donald Tardy e dal chitarrista Trevor Peres giungono ad inizio del 2023 a Dying of Everything. Una delle poche note positive l'attribuisco alla copertina, così dannatamente oscura e malata come mi hanno ben abituato nel recente ed anche lontanissimo passato.

Produzione troppo precisa, "pulita" nonostante le sonorità. Tutto suona scontato, senza il minimo errore da parte della strumentistica. Per molti questa è una nota di pregio; per me, amante del marciume sonoro, della sporcizia uditiva, non va bene. Sono migliorati negli anni dal punto di vista qualitativo è fuori discussione, ma resto della convinzione che il Death Metal "cavernoso" degli Obituary deve sempre fare male all'apparato uditivo nell'ascolto. Purtroppo ciò non avviene nel presente.

Poche, pochissime le canzoni che mi hanno fatto sobbalzare; anzi soltanto il brano d'apertura Barely Alive mi è rimasto impresso nella mente: tre minuti arrembanti, suonati ad una velocità spaventosa. Death a cui si somma un concentrato di Thrash-Hardcore con il suono delle chitarre di evidente matrice Slayeriana!! Ecco per me il disco potrebbe già concludersi qui perchè subito dopo, e lo dico con sofferenza emotiva visto cosa sono stati i ragazzi della Florida, subentra la parola noia.

Mid tempo banalissimi e già uditi decine di volte, suoni che in alcuni passaggi si dirigono dalle parti del Death Metal scandinavo (vuoi in particolare per il suono crushing delle sei corde), accelerazioni scontate ecc... ecc... Ho fatto davvero fatica ad arrivare al termine del lavoro, e ne sono oltremodo dispiaciuto.

Però, proprio per il viscerale amore giovanile, una stentatissima sufficienza alla fine la raggiungono.

Diabolos Rising 666.

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