Quanto può cadere in basso, la fedeltà?

Chiedere agli Oblivians, tre brutti ceffi, i fratelli di note Eric, Greg e Jack Oblivian, e già per il nome d'arte che adottano c'è da volergli bene dell'anima.

Chiaramente suonano garage-punk ed incidono per la Crypt Records.

L'esordio è del 1995 – «Soul Food» – e di filato, subito a ruota, viene fuori questo «Popular Favorites» ed in copertina c'è un tizio che mostra una t-shirt con l'invito a far fuori un punk nel nome del rock'n'roll.

I ragazzi vengono da Memphis e, perciò, è un dato di fatto che il rock'n'roll scorre abbondante nelle loro vene. Ma loro, il rock'n'roll lo sbrindellano con una grevità fino ad allora inaudita ed il contemporaneo Jon Spencer, a confronto, pare una pudica educanda.

Batteria e due chitarre – chi suona cosa e come, sono dettagli insignificanti – niente basso. E se la fratellanza li appaia ai Ramones, la scelta strumentale li accomuna agli indimenticabili Cramps … solo molto più lerci e fuori di testa: «Do The Milkshake» è Lux Interior che si rotola nella porcilaia avvinghiato a Poison Ivy, ed immaginate quello che volete.

Suoni sporchi, urla belluine, strumenti maltrattati al limite dello sfinimento: va avanti così, dall'inizio alla fine, da «Christina» ad «Emergency», su tutto si ergono «Bad Man» e «She's A Hole».

Un amorevole massacro lungo la nuova frontiera del garage-punk, ancora oggi invalicata.

Un'istituzione, e non serve spendere tante parole quando se ne parla; solo, ascoltare a massimo volume.


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