Non sono mai stato un seguace della corrente avantgarde all'interno del metal, e pensavo che non sarei mai riuscito ad ascoltare un disco di tale genere. Ma la bellezza di "The Arrogance Of Ignorance" mi ha rapito e mi ha portato ad apprezzare una band come gli Oceans Of Sadness, capace di miscelare i più svariati aspetti della musica metal (e anche qualcosa di estraneo al metal) e creare dei brani che nonostante la complessità risultano sufficientementi orecchiabili, quel tanto che basta a suggerire il riascolto.

L'apertura è affidata alla trascinante "Roulette" che segue una struttura leggermente più tradizionale rispetto agli altri brani, ma non rinuncia a mettere in luce le mille sfumature del sound degli Oceans Of Sadness: si passa dal prog, alle sfuriate tipiche del black e del death metal passando per l'heavy più melodico. 

I pezzi più sperimentali non si fanno attendere: "Self Fulfilling Prophecy" e soprattutto "Subconscious" mostrano strutture che tendono ad evolvere più che a ripetersi e in "Subconscious" abbiamo addirittura degli accenni di bossanova. Due ottimi brani che preparano il terreno per "Some Things Seems So Easy", la vera gemma del disco, già a partire dal titolo. Si puo definire un brano doom, ma sono sempre presenti tutte le contaminazioni musicale e stilistiche che fanno degli Oceans Of Sadness un gruppo avantgarde. Qui la cura maniacale dei particolari viene alla luce, basti ascoltare quel pianoforte sull'ultima parte in growl.

Seguono "The Weakest Link", che presenta la stessa orecchiabilità di "Roulette", e "In The End", che sembra addrentarsi in territori più propriamente death metal, complice l'ospitata di Johan Liiva (ex Arch Enemy), prima di evolvere in un finale in crescendo molto melodico perfettamente riuscito. In chiusura di disco abbiamo "From Then On", ballatona dalle tinte gotiche dove il singer Tijs Vanneste fa il bello e il cattivo tempo, la camaleontica "Failure", che riesce a sposare sprazzi di ferocia assoluta con parti pianistiche di grande effetto e la strumentale "Hope", brano affidato completamente al pianista Hans Claes, che qui sembra omaggiare Kevin Moore con una ballata struggente.

Un cd straordinario, forse il miglior album del 2008 appena passato, dove le abilità dei singoli (il tastierista Hans Claes e il singer Tijs Vanneste su tutti) confluiscono in una prova corale superlativa. Un concentrato di sensazioni, generi musicali e stili esecutivi come nessuno aveva mai osato prima. Una produzione che sfiora la perfezione, permettendo all'ascoltatore di cogliere tutti i particolari di un lavoro che nella sua complessità non mancherà di emozionare e coinvolgere. Tutto questo è "The Arrogance Of Ignorance" degli Oceans Of Sadness.

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