Un altro gradito ritorno nell'anno musicale 2008. 

Mi riferisco ad Ólafur Arnalds, giovane musicista islandese, il quale presenta un nuovo disco dopo "Eulogy For Evolution" con il quale era riuscito a farsi notare dal pubblico e a farsi apprezzare. "Variations Of Static" è un disco che rappresenta un percorso di continuità nella sua produzione musicale: predominante ancora una volta è la presenza degli archi accompagnata da un pianoforte soffuso e interessante, in un paio di brani si può ascoltare anche un cantato molto semplice e piacevole. Non siamo davanti alle sonorità eteree e sublimi dei Sigur Rós, c'è una maggiore concretezza e anche un pizzico di drammaticità. Le modalità di ascolto tuttavia sono le stesse di Jonsi e compagni. "Variations Of Static" è un disco molto breve: 5 canzoni per 20 minuti, al livello di un EP. La copertina è molto scarna, quasi monocromatica. Si segnala l'ultimo brano, "Himininn Er Að Hyrnja, En Stjörnurnar Fara Þér Vel" (non chiedetemi la pronuncia), dove possiamo trovare anche un piccolo spazio per l'elettronica; riesce a guadagnarsi il suo spazio poiché, per le piccole dimensioni del disco, non si riscontrano particolari percorsi di ricerca o spunti di novità. è un lavoro molto semplice, quasi minimalista.

Indubbiamente Ólafur Arnalds rappresenta una bella novità e continua a confermarsi come tale, arricchendo lo scenario musicale magistralmente creato da Bjork. Nel tempo vedremo cosa sarà in grado di fare e se riuscirà a confermare le importanti premesse costituite dai primi due lavori di studio. "Variations Of Static" si consiglia in generale a tutti; è difficile trovare un ascoltatore particolare, non è un artista commerciale, semplicemente riesce ad essere assimilabile per chiunque lo approcci.

Elenco tracce testi e video

02   Við vorum smá... (02:22)

03   Haust (05:28)

04   Lokaðu augunum (03:44)

05   Himininn er að hrynja, en stjörnurnar fara þér vel (05:37)

Do you still remember when we were little and we were playing in the park, and you asked me what happens when we die? I said you forget everything, everything. "Even you?" Yes, even me. You do not want to die, never forget. The remains of what we used to have were taken away with the softest squeeze. How did I forget? How?

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