Ciò che ci affascina e ci attrae non sempre è chiaro nemmeno a noi stessi. Tentare di condividere certe passioni potrebbe riservarci delle sorprese non sempre piacevoli. Ascoltare le nostre ragioni non sempre ci da la sicurezza di essere nel giusto.

Queste affermazioni, apparentemente senza senso, sono il giusto prologo a quello che sarà l'esposizione delle sensazioni che il libro di Oliver Sacks mi ha risvegliato: raramente capita di sentire tanta partecipazione e coinvolgimento dell'autore nelle storie raccontate, soprattutto poiché le storie sono vere e i protagonisti sono il popolo dei dimenticati e degli emarginati, conosciuto come ritardati mentali o semplici, come Sacks li definisce nella quarta parte del suo libro.

L'autore è un neurologo, diventato scrittore, perché spinto dalla necessità di condividere esperienze e scoperte con colleghi di pari fama, ma soprattutto desideroso di informare su patologie tanto strane, difficili, rare, quanto spesso etichettate come incurabili o peggio da curare nel tentativo di riportare alla normalità (?) gli individui affetti.

La necessità di dare un ordine espositivo ha costretto Sacks a suddividere il libro in quattro parti, all'interno delle quali vengono riportati casi clinici diversi, ma tutti facenti riferimento alla patologia neurologica scatenante gli aspetti talora buffi e strani, talvolta tristi e dolorosi, che accomunano i protagonisti.  Negli scritti si cerca di spiegare con termini divulgativi, gli aspetti peculiari del disturbo e vengono infatti identificati in base a questi: Perdite, Eccessi, Trasporti e Il Mondo dei Semplici. Accennerò, brevemente, ad alcune storie caratterizzanti i singoli argomenti.

Perdite: sono i deficit funzionali, generati almeno nei casi riportati, nell'emisfero destro del cervello, quello definito "minore"; in questa parte vi è descritto il caso de "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello", titolo del saggio e racconto per nulla triste, considerata l'inconsapevolezza e le gaffes del dottor P., che non riusciva più a dare un significato a ciò che vedeva, tanto da scambiare la testa della moglie per il suo cappello!

Qui si parla anche della sindrome dell'arto fantasma: quanti di noi sanno che tale sindrome, seppur talora dolorosa, è fondamentale nel momento in cui si dovrà procedere all'utilizzo di una protesi? Ebbene, ci viene spiegato, come la presenza del "fantasma" è utile all'integrazione e all'ottimizzazione dell'uso della protesi: ecco come un fatto "negativo" assuma invece una positività inaspettata, quanto la necessità della sua presenza.

Eccessi: qui Sacks tratta delle esagerazioni causate dai deficit, tipiche dell'atteggiamento parkinsoniano: viene riportato un caso che sicuramente ricordiamo tutti, per l'indimenticabile interpretazione di De Niro e Williams nell'omonimo film "Risvegli" del 1990.  In tale episodio l'uso di un farmaco, portò all'improbabile guarigione di alcuni malati, che infatti lentamente tornarono alla fase catatonica in cui si trovavano da tantissimi anni, portandosi dietro la sensazione di fallimento del medico (lo stesso Sacks) che aveva veramente creduto negli effetti de L-dopa.

Nello stesso modo ci spiega come per Ray, ottimo batterista jazz senza terapia, i tic della sindrome di Tourette siano preferibili, mentre suona, alla calma e alla pacatezza "fornitagli" dal farmaco: il rimedio, insomma, talora è peggio del problema!

Trasporti: in questa parte del saggio, la meno immediata come percezione dei problemi narrati, l'autore tratta del potere della mente e della sua capacità di "trasportare" le persone in fatti e luoghi dimenticati nella memoria da tempo o forse mai "emersi" a livello conscio. Ci spiega come due identiche situazioni al presente, possano in realtà essere vissute in maniera diametralmente opposta, perché maturate al passato, in condizioni affettive diverse.

Le storie fin qui accennate, sono solo una piccola parte di quelle che si ritrovano nelle pagine del libro, eppure dovrebbe già notarsi che l'effetto che producono nel lettore non è di lettura noiosa e cattedratica, non contengono una mera esposizione di sintomi, segni, esami, diagnosi, non insegnano attraverso una fredda esposizione scientifica dei fatti, al contrario ci coinvolgono in racconti che sanno di fantastico, di poesia, di tenerezza, di dolore, che ti arrivano dritti al cuore e, perché no, al cervello, dove lasceranno traccia del loro passaggio: Sacks sa di usare un inchiostro simpatico ed indelebile, quello delle emozioni e dei sentimenti.

Come al solito, la chiusura richiede un'attenzione doppia e qui, forse come nel libro, si avverte un attimo di incertezza, come se questo argomento potesse essere considerato superfluo: Il Mondo dei Semplici, quarta ed ultima parte, credo sia stato volutamente lasciato in coda poiché tratta di pazienti che non avendo una allocazione neurologica certa, fanno parte della gran massa dei ritardati mentali anche noti come semplici.

L'autore confida al dr. Lurija, famoso neurologo russo e suo amico, di trovarsi in difficoltà a trattare con tali pazienti, poiché ritiene deprimente l'impossibilità di entrare in "contatto", ma si ricrederà quando sperimenterà il loro ... potenziale emotivo e personale, quale che siano i loro difetti (intellettuali)... e si renderà conto che studiare i loro deficit anziché le loro qualità ci portano a fare gravi errori interpretativi.

La storia di Rebecca è praticamente quella del brutto anatroccolo, che diventa improvvisamente cigno quando viene  immersa in un mondo fatto di musica, teatro e natura. Così sarà per José, l'artista autistico, che sapeva dare vita e movimento alle foto che ridisegnava con la sua penna.

In conclusione, non posso che chiudere con le parole dell'autore:... "Non la vidi nell'ambito di un test, di una clinica. Questa fu la mia visione umana, ben diversa da quella neurologica".

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