Mi domando se questo film non abbia suscitato in me nessuna suggestione particolare perché non è riuscito oppure è semplicemente un brutto film; perché evidentemente io non ne ho colto in maniera adeguata i contenuti e il messaggio; perché forse - sebbene sia un film del 2004 - è vecchio e i suoi contenuti costituiscono oggi già una realtà quotidiana e che come tale, seppure dibattuta, abbiamo già assimilato.

“The Final Cut” (ma i Pink Floyd qui non c’entrano niente) è un film scritto e diretto da Omar Naim e il cui motivo di principale interesse - in particolare presso il grande pubblico - sta probabilmente nella presenza nel ruolo di attore protagonista di Robin Williams. Siamo in un futuro prossimo che poi alla fine è già presente e in cui l’eclettico attore tragicamente defunto quattro anni fa, interpreta il ruolo di Alan Hakman. Una persona di mezza età dal carattere schivo, solitario e poco propenso all’interazione sociale, Hakman svolge con meticolosità e dedizione una attività lavorativa molto particolare: egli è infatti uno dei più ricercati “montatori” di quelli che costituiscono veri e propri filmati estratti dalla memoria dei defunti e poi ricostruiti ad arte (apportando quelli che si ritiene siano dei tagli “opportuni” e magari delle “migliorie”) per commemorarne la vita e consegnarla ai posteri. A cominciare dai loro stessi figli e familiari più stretti. Chiaramente, svolgendo questa attività, Hakman è al centro di polemiche, pressioni e minacce di ogni tipo a causa della manifesta e anche violenta opposizione a questa pratica che si ritiene violi la privacy anche di personaggi terzi (che sono chiaramente parte dei ricordi del defunto poi “registrati” e quindi divulgati, così come quelli che sono poi “tagliati” vengono comunque acquisiti come tali da chi si occupa del montaggio) oltre che compiere opere di alterazione della realtà stessa.

Chiaramente indifferente a ogni tipo di critica, l’atteggiamento di Hakman cambierà radicalmente e in maniera ossessiva, quando in una di queste “registrazioni” riconosce inaspettatamente qualche cosa che lo rimanda a un tragico e traumatico evento della sua infanzia e che ne avrebbe poi condizionato l’intera esistenza. Una rivelazione che lo sconvolge e lo spinge a andare contro tutte le regole che disciplinano sia sul piano etico che procedurale la sua stessa attività. Inevitabile la sua ricerca finirà con l’intrecciarsi con le stesse problematiche sollevate da chi manifesta contro la registrazione delle memorie, mettendo seriamente a rischio la sua sopravvivenza.

Probabilmente poco stimolante di per sé e al di là dei contenuti, interessanti ma non sviluppati in maniera adeguata (a parte il fatto che con i social abbiamo già qualche cosa di questo tipo oppure esattamente la stessa cosa, basti pensare alle famose "storie"), più che un film di fantascienza, lo si potrebbe definire un thriller psicologico - dato che il cuore delle vicende sarebbero poi quei riflessi dettati dalla percezione del momento che condizionano i nostri ricordi - ma anche in questo caso e sullo stesso tema abbondano produzioni cinematografiche molto più convincenti di questa e in cui persino Williams appare poco brillante. Cosa che oggettivamente, al di là dell'apprezzamento o meno per l'attore, sicuramente stona con la sua straripante personalità.

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