Non si può dire che a Omar Rodriguez manchi la voglia di rischiare. Abbandonare il (quasi) raggiunto successo di massa degli At The Drive-In per imbarcarsi nell'avventura progressive Mars Volta, e successivamente radicalizzarne sempre più la proposta musicale (che può piacere o meno, a me per inciso piace, e anche parecchio...) fino a renderla quasi indigeribile, non è un'impresa alla portata di tutti. Solo una persona con un alto tasso di follia ed una buona dose di incoscienza mista ad amore viscerale per la musica (ma in definitiva l'amore per la musica non è forse anch'esso una forma di incoscienza?) può arrivare ad essere così drastica e a compiere passi del genere.
Ma con questo disco del 2004 Omar Rodriguez si supera, arrivando con questo "A Manual Dexerity Soundtrack - Vol. 1" quasi ad un passo dall'autolesionismo. Trattasi nella fattispecie della colonna sonora del film di cui è autore e regista, e il termine autolesionismo non è da intendersi in maniera negativa (anzi...), visto che questo disco ha ancora una volta come intento quello di stupire l'ascoltatore causando in lui una sorta di shock emotivo, ma però la sfida è portata a un livello così alto da farlo quasi fuggire, tanto è il tasso di anarchia e mancanza di controllo presente nell'opera.
Nulla di nuovo, ma fatto con grande stile, classe, personalità e disprezzo per le soluzioni facili e precostituite, tanto che ascoltando si ha sensazione di incertezza e instabilità e si finisce per chiedersi dove l'autore finirà per andare a parare tanto è non convenzionale quest'opera. Non c'è alcuna soluzione di continuità, psichedelia impazzita, suoni effettati e riverberati, pezzi fatti di sovraincisioni chitarristiche che cominciano molto placidi come "Here The Tame Go By" per poi concludere nel delirio, nel caos controllato e tramutarsi in una sorta di psichedelic-salsa (!) dal titolo "Deus Ex Machina", incisa da Omar a quattro mani con il padre (!!). Mentre si procede nell'ascolto si ha realmente paura ad andare avanti e sembra quasi di essere percorsi da un flusso acido che deforma la percezione spazio temporale. Si rimane quantomeno inquieti, ma se si riesce a vincere quest'inquietudine ci si riesce a render conto di quanto sia grande e complessa quest'opera, di quanta passione ci sia dentro. Omar ci crede, fa quello che gli pare e piace, e non ne rende conto a nessuno se non a sé stesso. "Dramatic Theme", cinque minuti di effetti chitarristici e poi il pezzo che esplode, per poi implodere in un delirio chitarristico accompagnato da ritmica costituita dal ticchettio di una vecchia macchina da scrivere analogica ("A Dressing Failure"). "Of Blood Blue Blisters", quasi ambient squarciato a tratti da rombi di tromba, chitarra e batteria che turbano la quiete, fino ad avere la meglio. L'unica nota di (quasi) normalità è l'ultima traccia "The Palpitations Form A Limit", che sembra quasi un outtake dei Mars Volta (cantante compreso).
In definitiva, un disco da ascoltare, anche per capire cosa c'è dietro l'universo sonoro tratteggiato dalla mente dei Mars Volta.
Non abbiate paura.
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